La croce, intesa non tanto come stretto segno religioso ma come elemento simbolico più generale, può comparire in qualsiasi oggetto; occorre saperla individuare. Anche da un foglio di cinquanta francobolli: basta toglierne nove per ottenerla in negativo. È quanto ha fatto Giulio Iacchetti (Castelleone, 1966) ed ora i quarantuno dentelli rimasti dell’omaggio da 60 centesimi al magistrato Emilio Alessandrini uscito il 26 settembre 2009 saranno tra gli oggetti in mostra, da domani al 12 giugno, presso il Museo diocesano di Milano in corso di Porta Ticinese 95.
È “Cruciale”, rassegna curata da Paolo Biscottini e Beppe Finessi, risultato di un progetto di ricerca in cui la bellezza grafica e la semplicità del segno hanno ispirato il designer (al suo attivo ha marchi come Alessi, Lavazza, Moleskine e Panasonic) a riflettere sulla possibilità di ottenere prodotti che ne riprendessero la linearità e l’essenzialità.
Venti le croci proposte, raggiungendo un dialogo diretto con i capolavori della collezione permanente del Museo. Sono ottenute attraverso l’accostamento o la sottrazione di singoli elementi oppure indagando alcune possibilità costruttive grazie alla tecnologia dei materiali impiegati, che vanno dall’argento al ferro battuto al tubolare d’acciaio, dal vetro soffiato sino alla fibra di carbonio. Un ulteriore esempio dell’idea secondo la quale il progetto di design -lo scrive Beppe Finessi nel testo in catalogo- “…può essere non solo una soluzione a richieste funzionali o a esigenze commerciali, come normalmente accade, ma può diventare un modo per parlare di sé e del proprio modo di vedere, di vivere e di stare nelle «cose» del mondo”.
E il richiamo postale? “È una riflessione -spiega lo stesso Giulio Iacchetti intervistato da «Vaccari news»- sulla sottrazione per raggiungere lo scopo di evidenziare il senso di un’assenza significante. Tutto si gioca sul filo della metafora: una persona che non c’è più e che viene commemorata non solo ricorrendo alla riproduzione della sua immagine, ma anche dal vuoto che la sottrazione dei francobolli produce”.
Quindi la scelta del tributo ad Emilio Alessandrini risponde ad una idea precisa… “Conosco la storia del giudice Alessandrini, conosco il luogo a Milano dove è stato assassinato dai brigatisti, sovente ci passo e mi fermo ad osservare la targa commemorativa. Questo lavoro è dedicato al sacrificio di questo grandissimo servitore dello Stato”.
“È la prima volta che utilizzo un foglio filatelico, per me il francobollo è un mezzo per raggiungere lo scopo di raccontare una storia che va oltre...”. “Sono stato collezionista. C’è stato un momento, verso i quattordici anni, che la raccolta di francobolli non era solo uno svago, ma la concreta possibilità di cogliere il valore della molteplicità e della diversità del mondo ridotta su piccoli pezzetti di carta”.