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editor Fabio Bonacina

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Una mostra al Museo della guerra di Rovereto ricorda l’altro conflitto, quello del 1911-1912. Curata da Enrico Sturani la sezione dedicata alle cartoline

Enrico Sturani (a sinistra) con il presidente del Museo, Alberto Miorandi
Enrico Sturani (a sinistra) con il presidente del Museo, Alberto Miorandi

Mentre la cronaca estera parla dei combattimenti in Libia, il “cartolinaro” Enrico Sturani ricorda quelli di un secolo fa. Proponendo al Museo storico italiano della guerra di Rovereto (Trento) una selezione del materiale che ha raccolto.

Il percorso, dal titolo “Un saluto da Tripoli italiana - Le cartoline della guerra di Libia 1911-1912”, rappresenta una sezione di un allestimento più ampio; verrà inaugurato oggi alle ore 18 ma potrà essere visitato fino al giugno del 2012 (da martedì a domenica, orario: 10-18).

Con questo conflitto -esordisce il collezionista nel saggio di commento all’iniziativa- “si assisté per la prima volta nell’Italia unita a una vera esplosione di patriottismo, a un fortissimo spostamento di truppe (circa 90.000 soldati) e al diffondersi di un immaginario popolare di tipo nazionalistico condiviso da quasi tutti. Fu questo il terreno propizio per il pullulare di centinaia di migliaia di cartoline che contribuirono a dare corpo a tali sentimenti e attese, informazioni alle famiglie rimaste in patria (ma pronte a trasferirsi nelle nuove terre), simboli che stringessero i combattenti in un solo spirito di corpo”. Nella circostanza, “la cartolina seppe rapidamente darsi un tono nazional-popolare, cavalcando questa eccezionale occasione di rilancio che la sottraesse a una crisi perdurante da ormai un lustro”.

Nuovo fu l’uso “di un realismo piegato a illustrare un immaginario patriottardo espresso attraverso una retorica visiva basata sui più facili accorgimenti, come il larghissimo uso di immagini simboliche (il tricolore, lo stellone sabaudo, la madre patria turrita), l’appello ai sentimenti più facili (la famiglia, l’eroismo, l’avventura), il ricorso a immagini che -facendo uso di una sorta di collage visivo- rendono compresente vicino e lontano, presente e futuro, realtà e desiderio, dati fattuali e simboli; grazie a tale realismo piegato alle esigenze del simbolico e dell’immaginario (che fu tipico delle copertine della «Domenica del corriere», il settimanale allora più diffuso), la realtà stessa degli eventi bellici veniva resa perfettamente leggibile romanzandola”.

Due dei reperti proposti dal collezionista; il percorso potrà essere visitato per un anno
Due dei reperti proposti dal collezionista; il percorso potrà essere visitato per un anno



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