Dopo le telefonate ed i fax indesiderati tornerà il marketing postale selvaggio? A temerlo è il Garante per la protezione dei dati personali, il cui presidente Francesco Pizzetti, illustrando l’attività registrata nel 2010, non ha nascosto il problema.
“Da febbraio -ha ammesso riferendosi al telemarketing e al registro delle opposizioni- abbiamo già ricevuto centinaia di proteste, più del doppio di tutto il 2010, e più del novanta per cento riguardano proprio la violazione del registro delle opposizioni. Stanno emergendo non solo i limiti del sistema e del suo funzionamento, ma anche la difficoltà di definire la catena delle responsabilità di fronte a trattamenti che vedono coinvolti una pluralità di soggetti, dalle imprese interessate ai call center. La giustificata irritazione degli utenti cresce ogni giorno di più, e raggiunge il massimo dell’intollerabilità per chi, pur essendosi iscritto al registro, continua lo stesso ad essere disturbato. Reazioni analoghe riguardano l’invio illecito di fax promozionali, un’altra «piaga di Egitto» del sistema, che provoca anche rilevanti danni all’attività lavorativa di professionisti e imprese. Noi non cesseremo di combattere questi abusi, che consideriamo intollerabili forme di violenza”.
“Proprio alla luce dell’esperienza fatta in questi mesi -ha aggiunto- vogliamo manifestare la nostra preoccupazione per l’estensione, attualmente in discussione, del registro delle opposizioni anche al marketing postale. In questo settore si era raggiunto, anche grazie alle nostre semplificazioni degli anni scorsi, un buon equilibrio. Sarebbe meglio non toccarlo, a vantaggio di tutti, cittadini e imprese”.
Quanto al lavoro compiuto nel 2010, la struttura ha concluso le attività di carattere ispettivo e di accertamento iniziate due anni prima e relative al trattamento delle informazioni personali contenute in banche dati utilizzate per finalità di marketing. Aprendo dieci procedimenti amministrativi nei confronti dei soggetti ispezionati, fra i quali figura Postel.
Un ulteriore aspetto sollevato riguarda l’obbligo di rendere l’informativa nel momento in cui i dati sono raccolti presso terzi. Con riguardo all’offerta di servizi integrati di mailing postale per finalità di comunicazione commerciale e di marketing, è emerso che diverse società non avevano fornito agli interessati il documento né al momento della registrazione, né al momento della prima comunicazione, essendo invalsa la prassi di renderla con il primo mailing postale inviato per conto dei propri clienti o direttamente da questi ultimi.
Curioso -e segnalato- è stato infine il comportamento dell’Inps, che sull’involucro esterno di una missiva presentava indicazioni relative a quanto contenuto, nel caso specifico un verbale di accertamento dell’invalidità civile. Al riguardo, il Garante “ha evidenziato che i plichi postali non devono recare, sulla parte esterna, indicazioni da cui possano evincersi, in modo esplicito, informazioni idonee a rivelare lo stato di salute dell’interessato”.