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editor Fabio Bonacina

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È l’invito firmato dall’Archivio nazionale dei diari, che oggi a Pieve Santo Stefano (Arezzo) conserva circa 6.300 testimonianze di persone comuni

Pieve Santo Stefano, città del diario
Pieve Santo Stefano, città del diario

Circa 6.300, ma il numero è in continua crescita. Sono i diari, i memoriali ed anche gli epistolari conservati, in originale o in copia, a Pieve Santo Stefano (Arezzo) dall’Archivio dei diari. Tutti -ed è questa una delle caratteristiche- scritti da gente comune.

“Salvate dalla distruzione i diari e le lettere”, è l’invito dei volontari. “Cercate nelle soffitte e nei cassetti i carteggi d’amore dei nonni, le lettere d’emigrazione, i taccuini dalle trincee di guerra, il diario di un vecchio antenato, inviateci le pagine personali che avete scritto durante la vostra vita, le memorie autobiografiche di eventi passati, ma anche i vostri diari intimi giovanili: raccoglieremo questo materiale in una sede pubblica e lo metteremo a disposizione delle generazioni future”.

La struttura, ora Fondazione archivio diaristico nazionale onlus, venne creata nel 1984 per costruire una “banca della memoria” dal giornalista Saverio Tutino, una vita in giro per il mondo e quindi abituato ad appuntare tutto quello che vedeva. Per cominciare -spiegano- “Saverio Tutino ebbe l’idea di incentivare l’afflusso con un concorso, il «Premio Pieve»; pubblicò su alcuni giornali un piccolo avviso e in poche settimane arrivarono più di cento testi e raccolte di lettere”.

La formula si è rivelata vincente e viene ripetuta ogni anno dal 1985. Nella gara, a partecipazione gratuita, rientrano le prime cento testimonianze pervenute entro la chiusura in gennaio del bando; dalla lettura effettuata per opera di alcuni incaricati debbono emergere otto contributi finalisti e a scegliere il più significativo ci penserà una giuria di livello nazionale.

La festa conclusiva è in settembre quando, nel corso di una programmazione più ampia, alcuni brani dei testi scelti vengono interpretati da attori professionisti, mentre il primo in assoluto è pubblicato a spese degli organizzatori e chi l’ha sottoposto riceve un assegno da mille euro.

L’esame è molto puntuale, visto che ogni documento è letto quattro volte (due dalla commissione e due da esterni); se passa la prima fase sconta altri due passaggi e se arriva nella terza è ripreso in mano da tutta la commissione.

Fin qui la gara, ma c’è anche chi consegna il proprio materiale, o quello ereditato, solo perché sa che a Pieve Santo Stefano verrà custodito. Oggi sono circa 1.500 i reperti lasciati con tale obiettivo e una quindicina di questi sono definiti “silenziosi”, perché su di essi grava il vincolo di non poterli consultare, fino ad una certa data o addirittura per sempre.

Dalla loro lettura emerge la vita quotidiana o straordinaria raccontata dai diretti protagonisti. Dell’8 settembre 1943, ad esempio, si ha una visione diversa rispetto a quanto si impara a scuola. E non si parla solo di guerra. Famiglia, infanzia ed amore sono temi gettonatissimi; un altro argomento ricorrente è l’emigrazione, ma le possibilità sono infinite.

Ragionando sul patrimonio complessivo (il testo più vecchio, conservato in copia, risale al XVI secolo e venne redatto da una borghese veneziana), sono più gli uomini a scrivere, in lingua o dialetti italiani, ma se ne conservano anche in francese, inglese, tedesco e addirittura coreano. Certi si caratterizzano non solo per le parole: tra le pagine emergono fiori, ciocche di capelli, farfalle, articoli di giornale; alcuni offrono accorgimenti per tutelare la segretezza, come parole cifrate o sottolineate oppure vergate con inchiostro simpatico. Persino il supporto non sempre è il tradizionale foglio bianco della lettera o del quaderno: la casistica contempla calendari, fazzoletti ricamati, rotoli di stoffa, diari dipinti, addirittura un lenzuolo.

La conservazione, d’accordo. Ma chi consulta le testimonianze? “L’Archivio -viene precisato- è molto frequentato da laureandi: una cinquantina quelli che si presentano ogni anno e 120 sono le tesi custodite. E poi ci sono registi, attori di teatro, sceneggiatori, giornalisti, scrittori…”. In cerca di idee da riprendere e raccontare; un altro modo per non dimenticare!

Nata nel 1984, oggi la Fondazione archivio diaristico nazionale onlus conserva all'incirca 6.300 testimonianze
Nata nel 1984, oggi la Fondazione archivio diaristico nazionale onlus conserva all'incirca 6.300 testimonianze



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