“Alcuni semplici interventi” potrebbero garantire un sensibile miglioramento del contesto normativo, nel maggior rispetto dello spirito espresso dalle direttive comunitarie e introducendo la concorrenza in un ambiente “ancora fortemente viziato dall’intervento pubblico”.
Così si esprime, riferendosi all’ambito postale nel contesto di un rapporto sulle liberalizzazioni in Italia, l’Istituto intitolato al filosofo del diritto Bruno Leoni, impegnato a promuovere “una discussione pubblica più consapevole ed informata” su diversi temi, come ambiente, concorrenza, energia, fiscalità, privatizzazioni e riforma dello Stato sociale.
È necessario assicurare -precisano gli esperti- che il settore “sia regolato da un organismo indipendente, e non da un’Agenzia ministeriale”, come attualmente è previsto. In secondo luogo, “sarebbe opportuno ridurre l’ampiezza dell’ambito del servizio universale al perimetro minimo previsto dalla disciplina europea e, soprattutto, eliminare ogni residuo di riserva”, inclusa quella sulle notifiche degli atti giudiziari, ormai incompatibile con la normativa comunitaria.
“Profondamente problematica” è poi l’assegnazione diretta del servizio universale a Poste italiane per tutte le categorie merceologiche sull’intero territorio nazionale e per un periodo di quindici anni. Un intervento minimo “non può prescindere da un’assegnazione con gara ad evidenza pubblica e da una più congrua definizione dei limiti qualitativi, temporali e territoriali”. Per non parlare della faccenda, tecnicamente complessa, inerente la quantificazione dell’onere per lo stesso servizio universale.
Secondo i relatori, quest’ultimo “andrebbe ridefinito”, introducendo alcune modifiche, come: l’esclusione immediata della pubblicità diretta (direct mail), “incomprensibilmente prorogata al 2012”; ridurre a dieci chili (ora è fissato a venti) il tetto massimo di peso per i pacchi; togliere la posta massiva e le notificazioni relative agli atti giudiziari e alle violazioni del Codice della strada.