daily news magazine
editor Fabio Bonacina

27140 news from 8/3/2003

Luca Mazzei, ricercatore all’Università di Tor Vergata e relatore sulle “cine-cartoline”, rivela a “Vaccari news” i dettagli di quel servizio nato per la Libia

Luca Mazzei spiega le “cine-cartoline”
Luca Mazzei spiega le “cine-cartoline”

“Le famiglie dei soldati combattenti in Africa cinematografate all’Arena di Milano perché laggiù possano vedere in imagine i loro cari” e “Come i nostri soldati risaluteranno nelle «films» cinematografiche i loro cari lontani”. Sono queste le didascalie che nelle riviste di un secolo fa (rispettivamente “La domenica del corriere” e “La tribuna illustrata”, entrambe del 14-21 gennaio 1912) spiegano come funzionavano le “cine-cartoline”. “Cine-cartoline” tra le protagoniste del convegno “La guerra immaginata. L’avvento della civiltà mediale e la Guerra di Libia (1911-1912)”, svoltosi martedì scorso nella capitale.

“Vaccari news” ha voluto saperne di più, chiedendo i dettagli ad uno degli studiosi coinvolti nella ricerca; è Luca Mazzei, ricercatore all’Università degli studi di Roma Tor Vergata.

Come funzionava il sistema? “Era semplice”, risponde. “Qualche giorno prima, capoluogo per capoluogo, si dava avviso tramite stampa che si sarebbero fatte delle riprese di famiglie di combattenti. Chiunque, abitante in quella città, avesse avuto un figlio, un fratello, uno zio, un fidanzato al fronte, poteva recarsi nei giorni successivi in Questura a ritirare una tessera che dava accesso al luogo delle riprese: un piazzale o un ampio cortile interno. Il giorno delle riprese i convenuti erano divisi in gruppi, generalmente corrispondenti alle singole armi di servizio dei congiunti. Infine, erano sistemati a blocchi di trenta. Di solito, li si faceva salutare uno ad uno, sfilando davanti alla macchina, poi tutti insieme, ma le procedure talvolta variavano un po’”.

Il supporto era diretto, come pare di capire, dall’Italia alla Libia o anche viceversa? “Solo dall’Italia alla Libia. Il nome tecnico di allora era «Cinematografia delle famiglie dei combattenti»”.

Quanto costava? “Le famiglie -prosegue lo studioso- non pagavano niente. Le riprese erano offerte gratuitamente dalla Cines, una casa cinematografica romana già attiva al fronte con un suo operatore per seguire l’attualità. Difficile dire se l’iniziativa nascondeva in realtà la corresponsione di una cifra forfettaria da parte del Governo, se fu progettata nell’ambito di uno scambio di favori, o se invece il motivo fu solo pubblicitario. Sappiamo che in occasione della ripresa della «cine-cartolina» padovana il budget predisposto era finito. Tanto che i concittadini, inizialmente rimasti fuori dal tour degli operatori, per convincerli a venire dovettero pagarsela. Ma anche in quel caso tutto fu gestito con una sottoscrizione pubblica. Il giorno delle riprese, i familiari non misero niente”.

Quante ne furono fatte? “Parlare di un numero preciso è difficile; le ricerche sono ancora in corso ma qualcosa di certo lo abbiamo. Sappiamo ad esempio che dal 30 dicembre 1911 al 10 febbraio 1912 furono effettuate riprese in otto città: Roma e Torino per prime, poi Napoli, Firenze, La Spezia, Genova, Venezia e Padova. Una «cine-cartolina» era prevista pure a Palermo; anche se per ora non ne abbiamo la certezza, abbiamo motivi di credere che sia stata fatta. Inoltre, va aggiunta Bologna, nell’Epifania del 1912: la Ambrosio film, una casa torinese dagli intensi contatti con il mondo militare e concorrente della Cines, mise in piedi un’iniziativa analoga, una cinematografia dei bambini e dei congiunti dei combattenti. Ma fu una cosa molto più piccola, legata ad una serata di beneficenza alla quale si entrava con biglietto nel caso di famiglie benestanti e gratis nel caso di famiglie povere”.

Come avete scoperto il progetto e dove si trova ora il materiale? “L’abbiamo scoperto leggendo prima le riviste specializzate della cinematografia (le cosiddette riviste corporative), poi i quotidiani e i settimanali delle varie città italiane. Questi ultimi sono una fonte indispensabile per capire il rapporto fra guerra e cinema. Il materiale, invece, se inteso come pellicole vere e proprie, è disperso. Un po’ come per tutto il cinema muto. È una vecchia questione. Siamo noi infatti che diamo al cinema un valore aggiunto di bene culturale, quindi di oggetto da conservare. Allora non era così. Probabile dunque che, dopo essere state proiettate a Tripoli, cosa che successe nel marzo del 1912, siano state distrutte o archiviate per un po’ e poi buttate. La celluloide, il supporto su cui l’emulsione fotografica è adagiata, è altamente infiammabile, e la sua pericolosità con il tempo, quanto il supporto si deteriora, diventa progressivamente maggiore. Spesso quindi, finito il periodo in cui si riteneva che il film fosse utile, si recuperavano i sali d’argento dell’emulsione e la celluloide veniva dissolta per esser riciclata, come si fa con la plastica oggi. Ma niente è mai detto. Può darsi anche che un giorno in qualche vecchio magazzino si ritrovino”.

Come mai l’idea non venne ripresa in seguito? “Nella Prima guerra mondiale -conclude Luca Mazzei- il senso della lontananza era minore. In fondo si combatteva sul confine, in terra italiana. Nel 1911-1912, invece, il distacco oltre che reale faceva parte dell’immaginario con cui la guerra stessa, un conflitto coloniale, venne comunicata. Non è completamente giusto, però, dire che l’espediente non sia stato più ripreso. In realtà qualcosa di analogo fu fatto negli anni Quaranta, durante la Seconda guerra mondiale con l’«Ora del soldato». Anche in quel caso l’obiettivo era rassicurare il soldato che la famiglia gli era vicina, che lo Stato cioè gli permetteva di comunicare con essa, tramite le sue strutture”.

Due riviste di un secolo fa (“La domenica del corriere” e “La tribuna illustrata” della stessa data, 14-21 gennaio 1912) che testimoniano il servizio
Due riviste di un secolo fa (“La domenica del corriere” e “La tribuna illustrata” della stessa data, 14-21 gennaio 1912) che testimoniano il servizio



Copyright © 2024 - 2003 Vaccari srl
tutti i diritti riservati
realizzato a partire dal mese di marzo 2003
registrazione Tribunale di Modena n.1854 del 4 dicembre 2007
direttore responsabile Fabio Bonacina
responsabile editoriale Valeria Vaccari
redazione e ufficio stampa Claudia Zanetti
Vaccari srl - Via M. Buonarroti, 46
41058 Vignola (MO) - Italy
Tel (+39) 059.77.12.51 - (+39) 059.76.41.06
Fax (+39) 059.760157
Cap.Soc. euro 100.000 i.v.
Registro delle Imprese di Modena n. 01917080366
P.IVA IT-01917080366
Il programma per la gestione di Vaccari news è stato appositamente creato e reso funzionante da fabioferrero.it.
Tutto il contenuto di questo sito, incluse le pagine html e le immagini, è protetto da copyright. In caso di pubblicazione e/o riferimenti si prega di citare sempre la fonte e di avvisare la redazione: info@vaccari.it
Vaccari srl non si ritiene responsabile di eventuali errori di collegamento nei link proposti, che vengono verificati solo all'atto dell'inserimento. Sarà gradita la comunicazione di eventuali cambiamenti per poter aggiornare i dati.