Ma quanto bisogna rimanere davanti agli sportelli postali per aspettare il proprio turno? Che ci si metta in coda in piedi (nelle sedi in cui il sistema del distributore di numeri non è ancora stato introdotto) o più comodamente seduti (magari leggendo i racconti di “Lineagialla” o navigando su internet utilizzando la rete messa a disposizione gratuitamente in alcuni uffici da Poste mobile), è sempre tempo che potrebbe essere sfruttato in modo diverso. Specie nelle prossime settimane, quando, con il concludersi dell’anno, fioccheranno le scadenze da regolare tramite versamenti.
È più o meno questo il tenore dell’interrogazione presentata dal deputato del Pd Michele Bordo alla commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera.
L’attenzione dei lavoratori -scrive l’onorevole- ha puntato sulle performance degli sportelli al pubblico “che, secondo la direzione di Poste italiane, dovrebbero essere in grado di garantire un’attesa massima di 15 minuti nei giorni in cui si pagano le pensioni e di 10 minuti quando non c’è questo adempimento”. Mera teoria, perché tali intervalli “non vengono rispettati nella stragrande maggior parte dei casi”.
Secondo una recente indagine compiuta nel Regno Unito, la persona media può aspettare il proprio turno senza scomporsi per spedire una raccomandata, ad un centralino telefonico o per parcheggiare l’auto appena 150 secondi. Questo, però, oltre la Manica. E in Italia?