“Caro Saverio, la tua scomparsa, oggi, lunedì 28 novembre 2011 lascia tutti noi appesi, perplessi, pieni di insicurezze. Abbiamo ricordi condivisi con te, dalla prima edizione del Premio Pieve ad oggi, da riempirci un intero archivio. Una volta hai voluto scrivere sul libro delle firme «Saverio eredita più di quello che ha creato. Grazie a tutti voi»”.
Inizia così il messaggio che Loretta Veri ha sottoscritto per annunciare, a nome della onlus di Pieve Santo Stefano (Arezzo), la scomparsa di Saverio Tutino, ideatore di quella che ora si chiama Fondazione archivio diaristico nazionale, ma anche della Libera università dell’autobiografia, attiva nella vicina Anghiari. Due realtà in cui l’espressione affidata al foglio di carta spedito in una busta affrancata ha trovato una grande attenzione, indipendentemente da chi fosse il mittente.
Il messaggio di cordoglio -e non poteva essere altrimenti- è a taglio epistolare, ma diffuso tramite la pagina di Facebook della medesima Fondazione.
Il giornalista, nato a Milano il 7 luglio 1923, è morto a Roma al San Raffaele, dopo esser stato ricoverato per un ictus. Durante la guerra ha partecipato ad azioni della Resistenza in val d’Aosta e nel Canavesano. Successivamente ha lavorato nella stampa comunista (soprattutto a “L’unità”) come inviato e corrispondente in alcuni Paesi del mondo, in particolare dall’America Latina. Nel 1975 ha partecipato alla nascita del quotidiano “La repubblica”, lavorandovi sino al 1985. Diversi i libri che portano la sua firma.