Non sono ufficiali, d’accordo. Ma rispecchiano i tempi. Da una parte testimoniano la terribile repressione in corso nel Paese richiamando l’ideale autorevolezza garantita dalle cartevalori postali; dall’altra evocano la tecnologia, in quanto il canale preferito per la loro diffusione è l’ormai onnipresente Facebook. Sono i “francobolli” della Rivoluzione siriana, realizzati da coloro che combattono il regime di Bashar al-Assad. Impiegano soprattutto fotografie, spesso cruente, volte a denunciare le violenze attuali come quelle registrate nel passato, il veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu scelto da Cina Popolare e Russia, i luoghi delle atrocità a cominciare da Homs, i campi dei rifugiati, i visi di chi notoriamente ha assunto una posizione critica (ad esempio, il gesuita romano Paolo Dall’Oglio o l’attrice Fadwa Soliman) o è stato ucciso (fra questi, il non violento Ghiat Matar e la giornalista statunitense Marie Catherine Colvin).
Più tranquilla ma sempre confusa è la situazione in Libia, alle prese, fra i tanti problemi, con la storica aspirazione della Cirenaica per rendersi autonoma rispetto al potere centrale gestito da Tripoli. Basta dare un’occhiata ad un qualsiasi catalogo filatelico per individuarne i segnali esaminando le produzioni emesse fino al 1951, prima che l’intero territorio finisse sotto la corona unificante di Idris I. Poche le notizie che adesso trapelano sul fronte postale. Se il 17 febbraio, nel primo anniversario della “Giornata della collera”, è uscita la serie ordinaria con la cartina e la bandiera, altre pezzature, commemorative della medesima ricorrenza, hanno raggiunto probabilmente nella stessa data gli sportelli. Si tratta di tre francobolli ed un foglietto (due hanno nominali da 500 dirham, il terzo ed il blocco sono da 1.000) con disegni di circostanza: raffigurano dimostranti, drappi ed emblemi. Nell’ultima carta valore, in particolare, spicca l’eroe della resistenza anti italiana Omar al-Mukhtār.