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editor Fabio Bonacina

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Nel bicentenario dalla nascita del sacerdote, Mantova ricorda i patrioti locali che tra il 1850 ed il 1855 si opposero al regime austriaco

Il protagonista, don Enrico Tazzoli
Il protagonista, don Enrico Tazzoli

A Mantova, i martiri di Belfiore -cioè i patrioti italiani che a metà dell’Ottocento e in più riprese furono trucidati nel vicino vallo detto di Belfiore dai governanti austriaci- godono di una particolare considerazione. Non a caso, la piazza in cui si trovano le Poste centrali è loro dedicata, mentre un francobollo da 25 lire li ha rammentati il 31 dicembre 1952. Fra questi, spicca il nome di don Enrico Tazzoli, fino al 20 maggio ricordato dalla rassegna “Gli eroi dell’Indipendenza italiana: «cadendo rovesciarono il carnefice» - Enrico Tazzoli nel bicentenario della nascita 1812-2012”.

Il giro di boa, caduto per la precisione il 19 aprile, “ha suggerito di allestire una mostra in sintonia con la semplicità che caratterizzò la sua figura e il suo operato che vanno commemorati nella inscindibilità tra il suo essere stato sacerdote e convinto patriota”, spiegano gli organizzatori, i quali fanno capo al Centro studi internazionale di storia postale. Una volta arrestato e condannato, fu degradato dallo stato clericale e addirittura scorticato dalle pelle sui palmi delle mani “per rendere evidente che non si uccideva un prete”; l’impiccagione si svolse il 7 dicembre 1852.

Il percorso si sviluppa tra il 2 novembre 1850, quanto una ventina di concittadini decise di formare un comitato insurrezionale, ed il 4 luglio 1855, data dell’ultima esecuzione, quella di Pietro Fortunato Calvi.

Nei quadri, in originale o riproduzione, immagini, medaglie, documenti e, naturalmente, comunicazioni. Come alcune delle lettere, associate alle relative trascrizioni, che il protagonista scambiò con noti personaggi, così da enfatizzare la sua rilevanza culturale. E poi, le pezzuole vergate a sangue e contrabbandate dal carcere, i messaggi cifrati. Ma l’apporto postale va oltre, ad esempio, nello sforzo di utilizzare cartoline d’epoca per visualizzare come più o meno si presentavano i luoghi citati nel racconto. O, per una… digressione tematica, facendo vedere le franchigie originate a bordo di uno dei due sommergibili che, in tempi diversi, portarono il nome del prete.

Analoghi oggetti sono dedicati agli altri sfortunati congiurati uccisi in quel periodo, come i colleghi Bartolomeo Grazioli (1804-1853) e Giovanni Grioli (1821-1851), a sottolineare l’impegno ella componente cattolica nella lotta antiasburgica, e poi Pietro Fortunato Calvi (1817-1855), Bernardo de Canal (1824-1852), Pietro Angelo Frattini (1821-1853), Carlo Montanari (1812-1853), Carlo Poma (1823-1852), Angelo Scarsellini (1823-1852), Tito Speri (1825-1853), Giovanni Zambelli (1824-1852).

L’allestimento, ad ingresso gratuito, è ospitato presso l’ex chiesa dedicata alla Madonna della Vittoria, situata in via Monteverdi angolo via Fernelli. Resta aperto il giovedì, il venerdì (nella fascia 15.30-18.30), il sabato e la domenica (10-12.30 e 15.30-18.30).

Un quadro con alcune delle lettere del sacerdote ed una visione d'insieme della mostra, che sarà raggiungibile fino al 20 maggio
Un quadro con alcune delle lettere del sacerdote ed una visione d'insieme della mostra, che sarà raggiungibile fino al 20 maggio



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