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editor Fabio Bonacina

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Sottoscritta il 5 maggio 1862 da Vittorio Emanuele II, sarebbe entrata in vigore l’1 gennaio seguente. Domani i nove francobolli

Nove i francobolli che l’Italia domani dedicherà al “150° anniversario delle Poste italiane”, com’è scritto espressamente sul margine del foglio contenente la serie. In realtà, l’appuntamento con la storia riguarda la legge sulla riforma postale, che Vittorio Emanuele II promulgò il 5 maggio 1862 con il numero 604.

In quarantanove articoli, entrati in vigore l’1 gennaio successivo, il provvedimento stabilisce il monopolio postale. Pur con alcune eccezione, infatti “appartiene all’Amministrazione delle Poste la privativa del trasporto per terra e per mare fra i diversi paesi del Regno e fra questo e l’estero, e della distribuzione delle corrispondenze epistolari e delle stampe periodiche nazionali ed estere non eccedenti il peso di 100 grammi”.

Annunciando al tempo stesso l’impegno ad estendere entro il 1873 il servizio a tutti i Comuni del Paese, anche se “saranno preferiti quelli che concorreranno alle spese necessarie”. E dove l’intervento pubblico ancora non sarà disponibile, “il trasporto delle lettere continuerà ad esser libero sotto l’osservanza delle leggi e dei regolamenti generali”.

Poi, la lente del provvedimento si concentra sui dettagli più tecnici, come le tasse e le caratteristiche previste per le varie tipologie di invii ammessi, il trasporto obbligatorio dei dispacci, l’inviolabilità del segreto epistolare, la franchigia, i depositi di denaro, cioè l’inquadramento per i vaglia.

E si parla, per l’esattezza agli articoli n°24, 25 e 26, pure dei francobolli. Perché “le tasse per la francatura parziale o totale delle corrispondenze di qualunque specie, come pure quelle per raccomandarle, devono essere pagate dai mittenti, sempre mediante l’applicazione sulla sopracarta di francobolli di valore equivalente”. Sapendo che, in caso l’importo non fosse assolto completamente, “sarà pagato il doppio della differenza”, mentre con le stampe insufficientemente affrancate “non si dà corso, ma si restituiscono possibilmente ai mittenti”.

Nero su bianco “la fabbricazione della carta pei francobolli e dei francobolli medesimi”, che è riservata allo Stato, mentre “la loro forma e valore saranno determinati con regio decreto”. In caso di falsificazione della carta -prescrive il n°43- il responsabile è punito con non meno di sei mesi di carcere; la stessa pena colpisce “chi scientemente tiene in casa od altrove francobolli falsificati, le macchine o la carta destinata alla loro fabbricazione”.

Il regolamento generale destinato all’esecuzione della legge, invece, risale al 21 settembre 1862; è contenuto in un altro regio decreto, il n°891, ed è composto da centoventuno articoli.

La prima legge italiana sulla riforma postale
La prima legge italiana sulla riforma postale



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