Il 18 aprile il quadro di sintesi inerente il bilancio dell’anno scorso, ma ora è possibile approfondire i dati economici denunciati da Poste italiane, un insieme di informazioni che si sviluppa per 498 pagine!
I ricavi ed i proventi ammontano a 9.468 milioni di euro e registrano una flessione dell’1,1% rispetto all’anno precedente, quando erano 9.572.
Nel dettaglio, i ricavi da mercato aumentano dello 0,1%, passando da 9.083 milioni del 2010 a 9.088, ed evidenziano un calo, definito “fisiologico”, dei ricavi del settore postale (-156 milioni), cui si contrappone un buon risultato dei servizi bancoposta (+179 milioni). Quest’ultimo elemento è stato determinato grazie alla crescita dei tassi di interesse riconosciuti sulla raccolta da conti correnti obbligatoriamente impiegata presso il ministero dell’Economia e delle finanze che, peraltro, ha comportato un minore contributo da parte dell’operatività finanziaria.
Quanto ai servizi più strettamente postali, ancora un anno nero: i volumi ed i ricavi del comparto corrispondenza e filatelia sono scesi di 130 milioni di euro rispetto al 2010, da 3.855 a 3.725 (-3,4%), soprattutto per indescritta e direct marketing.
Al contrario, i ricavi da mercato dei servizi bancoposta registrano un aumento del 3,6%, crescendo da 4.962 milioni a 5.141.
Alla formazione dei ricavi totali, che ammontano a 9.759 milioni (erano 10.022 nel 2010), hanno concorso 125 milioni di proventi diversi derivanti dall’operatività finanziaria afferibile all’operatività del patrimonio Bancoposta (281 nel 2010) e 166 milioni (169) di altri ricavi e proventi.
L’analisi dei costi e dei restanti oneri, che si riducono del 2,5% passando da 8.570 milioni del 2010 a 8.357 nel 2011, evidenzia una riduzione nei valori per beni e servizi (-40 milioni), conseguita grazie ad “un attento monitoraggio e un adeguato controllo della spesa”, nonché attraverso un taglio al costo del lavoro (-140 milioni). Le voci residuali ammontano a 244 milioni (276 nel 2010) e “registrano una riduzione in virtù dell’assorbimento a conto economico di una quota del fondo svalutazione crediti per effetto del probabile incasso di partite originariamente ritenute di difficile esigibilità”.
La componente ordinaria riferita ai costi del personale connessi a salari, stipendi e oneri diversi si riduce del 3,9%, scendendo da 5.624 milioni a 5.407, principalmente per effetto di una riduzione dell’organico mediamente impiegato, dell’assorbimento di fondi per oneri collegati al costo del lavoro stanziati nel passato e non più necessari, nonché per il minor ricorso all’utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato. Maggiori uscite, invece, riguardano l’incentivazione all’esodo ed il sostegno del reddito verso quei dipendenti che, avendone titolo, hanno richiesto di risolvere il rapporto di lavoro anteriormente alla maturazione dei requisiti pensionistici (287 milioni contro 157).
L’esercizio 2011 chiude con un utile di 699 milioni; dodici mesi fa erano 729.