La “chiocciola” di cui all’impronta di affrancatura, formata “da buste e da prodotti di Poste italiane”, non è altro che il logo introdotto per caratterizzare “Postemailbox” (in altri contesti, sempre aziendali, trasformato forse erroneamente in “Postamailbox”). Ossia, l’offerta di servizi digitali con cui è possibile gestire le proprie comunicazioni e i documenti -oltre, ad esempio, a posta elettronica certificata e firma digitale- impiegando il sito internet dell’operatore.
È l’unico elemento, insieme al logo ed allo slogan per il centocinquantesimo della legge di riforma datata 5 maggio 1862, questi situati sulla sinistra, che caratterizza il fronte della busta postale in uscita. Realizzata -ed è la prima volta- nel formato “americano”, quello preferito dalle aziende: un tentativo per promuovere l’impiego della carta valore, tutto sommato giunta sul mercato con qualche decennio di ritardo.
Il retro, oltre all’emblema del ministero allo Sviluppo economico, offre un nastro tricolore che raccoglie alcuni francobolli appartenenti alle principali serie ordinarie emesse dal 1862 ad oggi. Nell’interno, il fondino blu con il logo a tappeto di Poste.
Quanto ai dati tecnici, l’intero costa 60 centesimi, misura 22,9x11,4 centimetri ed è tirato in trecentomila esemplari. Uscirà il 29 settembre, aggiungendosi, e salvo sorprese completando, la serie di nove dentelli disponibile dal 5 maggio scorso. L’annullo fdc sarà impiegato allo spazio filatelia di Roma; non è previsto il bollettino illustrativo.
A proposito del giro di boa storico, ancora non si sa nulla su eventuali repliche della mostra “150 Anni dedicati al futuro”, svoltasi a maggio nella capitale; nei corridoi si mormora che potrebbe essere ripresa a novembre. Si vedrà!