Oggi, Poste italiane impiega le casse gialle, esito di un’evoluzione introdotta negli ultimi tempi (chi si ricorda, per esempio, quelle rosse, una decina di anni fa date per… eterne?). Una volta, però, lo strumento per trasportare le corrispondenze ed i colli era il sacco.
Di questo se ne parlò anche al Congresso postale universale tenutosi nel 1957 ad Ottawa, con l’obiettivo di valutare la possibilità di giungere ad un modello unico, universale, per tutti gli Stati membri dell’Upu. Cinque anni dopo, il dibattito era ancora in corso, come testimonia “Rassegna postelegrafonica” del dicembre 1962.
La questione -si legge nella nota- è stata esaminata da tredici Amministrazioni postali, “i giudizi delle quali sono però risultati contrastanti, essendo alcune favorevoli all’introduzione dell’innovazione, se da essa ne risultasse economia di spese, altre contrarie in previsione di un aumento di spese e dell’impossibilità di eliminare l’inutile lavoro attuale dato dal movimento dei sacchi vuoti”.
Tutte, in ogni caso, “sono state d’accordo nel segnalare la necessità di creare un nuovo organo amministrativo internazionale per tradurre in atto il nuovo sistema, stabilirne le norme, effettuare gli acquisti, provvedere alla ripartizione”. Insomma, una cosa complessa, senza pensare ad elementi quali le dimensioni, il tipo di tessuto, il colore ed il prezzo. E, in ogni caso, sarebbe rimasta la contabilità, riguardante forniture, richieste suppletive, restituzioni delle eccedenze…