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editor Fabio Bonacina

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Il lavoro di restauro di cui hanno beneficiato le ex Poste centrali di Bari spiegato dal direttore dei lavori, l’ingegner Gianfranco Ferrara Mirenzi

La vecchia cassetta, ancora presente, per le spedizioni filateliche
La vecchia cassetta, ancora presente, per le spedizioni filateliche

C’è un filo conduttore, un disegno complessivo che ha ispirato il lavoro di restauro di quello che fu l’immobile delle Poste centrali di Bari? “Al centro dell’azione, in ogni fase del progetto di conservazione integrata, abbiamo posto i temi della reversibilità, del minimo intervento, della compatibilità e della distinguibilità”, risponde -proseguendo l’intervista avviata nella news precedente, il direttore dei lavori, l’ingegner Gianfranco Ferrara Mirenzi. Questo approccio “si traduce nel rispetto dei principi costruttivi propri dell’epoca, nella valorizzazione delle tecnologie utilizzate e nella cura dei particolari, oltre che delle peculiarità architettoniche. Senza rinunciare alle richieste specifiche di un articolato piano per rendere di nuovo funzionale lo stabile. Nel costante confronto con il responsabile della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, l’architetto Emilia Pellegrino, il progetto ha trovato, in fase esecutiva, delle scelte progettuali e delle soluzioni operative e conservative, una modalità di approccio estremamente attenta ad ogni implicazione di carattere storico, funzionale, materico e tecnologico, che ha spinto a correggere il tiro in corso d’opera su molti aspetti, sia in termini di finiture sia di impianti, ritenuti a volte troppo invasivi”.

Come mai la decisione di preservare i numerosi oggetti d’epoca? “Tale decisione -risponde l’ingegnere- deriva naturalmente dalla filosofia di approccio al tema del restauro. L’unico intervento «distruttivo» ha riguardato il taglio del bancone delle sportellerie dell’ex salone alle corrispondenze, sacrificio che abbiamo ben ponderato, e infine valutato non solo necessario a migliorare la fruibilità ed a garantire la fluidità dei percorsi, ma anche volto a restituire una rinnovata dignità architettonica al progetto di rifunzionalizzazione. Gli orologi originali sono stati restaurati e rimessi in funzione da una ditta specializzata. Analogamente è stato recuperato il pavimento esistente in terrazzo alla veneziana che presentava diffuse fessurazioni, mancanze ed impropri interventi effettuati in precedenza. Anche i rivestimenti lapidei sono stati interessati da un’accurata pulitura e da integrazioni, tassellature e stuccature. Il tavolo-scrittoio, collocato al centro dell’ex salone delle corrispondenze, ed il parapetto della loggia, situato al piano primo con affaccio sull’atrio centrale, oltre che sottoposti ad interventi di restauro sono stati dotati delle fasce decorative in rame precedentemente trafugate. Infine, molto interessante è risultato il lavoro di cui ha beneficiato l’ex sala di accettazione telegrafica: nella parte destinata al pubblico, è stata portata alla luce e recuperata l’originaria pavimentazione a mosaico, parzialmente coperta da successivi interventi. Nello spazio riservato agli impiegati, un tempo separato da un bancone a ferro di cavallo, è stato rinvenuto, invece, solo parzialmente il pavimento originario in mattonelle di gres porcellanato; per questo è stato realizzato un nuovo pavimento con gli stessi materiali, disegno e cromatismo originari”.

Bellissima la cassetta postale, ancora teoricamente funzionante. Come mai è stata mantenuta? Non c’è pericolo che qualcuno vi infili qualche lettera pensando possa essere ancora in funzione? “Non si è mai pensato di rimuoverla, è stata lasciata a memoria dell’antica funzione dell’edificio, ed essendo posizionata all’interno di un luogo che ha cambiato destinazione d’uso, non abbiamo ritenuto che si potessero creare equivoci. All’esterno, invece, all’estremità del portico di ingresso su via Nicolai, le originarie buche di impostazione in pietra di Trani macchiata con inquadrature e lettere di cromoalluminio, in disuso e occultate per decenni dietro ad una lamiera di acciaio, sono state riportate alla luce e, dopo i necessari interventi di restauro, data la collocazione, ne è stata inibita la funzionalità”.

I piani superiori cosa offrono? “Purtroppo non vi sono altri oggetti o arredi postali, se si escludono i due sportelli di accesso all’antico caveau, al secondo piano, che saranno conservati, ma che comunque non sono ascrivibili all’epoca di costruzione dell’edificio”.

Il salone centrale restaurato e la sua copertura; sotto, la sala per le conferenze e, all’esterno, le buche in pietra di Trani (la terza e la quarta foto: Antonio & Roberto Tartaglione)
Il salone centrale restaurato e la sua copertura; sotto, la sala per le conferenze e, all’esterno, le buche in pietra di Trani (la terza e la quarta foto: Antonio & Roberto Tartaglione)



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