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editor Fabio Bonacina

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Il tema, che si trascina da tempo, richiamato nel bilancio di fine anno sottoscritto da palazzo Chigi

Palazzo Chigi torna sulla separazione del Bancoposta
Palazzo Chigi torna sulla separazione del Bancoposta

Tempo di bilanci, ed anche il Governo -ormai uscente- ha formulato i propri, in grado di passare dalle problematiche macroeconomiche ai rapporti con l’Europa, dal fisco ai costi della politica. Un passaggio di quello che appare soprattutto un documento programmatico è dedicato alla società guidata da Massimo Sarmi. Secondo palazzo Chigi, “bisogna pensare alla separazione” del Bancoposta dall’azienda, “per sottrarci alle preoccupazioni concorrenziali che riguardano l’abbinamento effettuato dagli intermediari finanziari delle polizze assicurative ai contratti di finanziamento”.

Un tema ricorrente. “Separare nettamente il Bancoposta dalle Poste per poi arrivare, in un secondo tempo, alla sua vendita con una fuoriuscita dello Stato dall’attività creditizia? L’idea non è più tabù”, scriveva ad esempio su “Repubblica” Adriano Bonafede nel febbraio scorso. “È stato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, in una recente audizione in Parlamento ad annunciare che sul suo tavolo c’è anche questo dossier. Una mossa richiesta da anni dall’Antitrust che darebbe una svolta a quelle liberalizzazioni che finora non sono per niente decollate”. “C’è un patrimonio dedicato”, dopo che una legge ha sancito “la separazione del funzionamento in modo completo e regolato dall’intero gruppo italiano”, aveva ricordato in ottobre lo stesso amministratore delegato della società in una nota firmata dall’agenzia Il sole 24 ore Radiocor. Spiegando che “tutti i presupposti regolatori pro concorrenza sono già in atto”.

Tredici -per tornare all’attuale fascicolo dell’Esecutivo- le schede che l’accompagnano; in esse si illustrano i nodi affrontati in questi mesi. Una, naturalmente, è dedicata al ministero dello Sviluppo economico. Si sofferma su energia, infrastrutture, edilizia, credito e finanza d’impresa, innovazione, internazionalizzazione, semplificazioni e liberalizzazioni, produttività, gestione tavoli di crisi. Non un richiamo al settore delle comunicazioni, ulteriore prova di quanto il comparto, nel quadro generale, sia diventato poco importante.




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