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editor Fabio Bonacina

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Domani il francobollo firmato dalle Poste croate attive in Bosnia ed Erzegovina. Diciassette secoli dopo l’annuncio che ogni fede sarebbe stata ammessa

Si infittiscono i richiami all’Editto di Costantino, cioè a quello che diciassette secoli fa garantì la libertà di credo. Domani giungeranno le Poste croate attive in Bosnia ed Erzegovina: per quanto si conosce, hanno anticipato tutti. Ancora più significativo è il fatto che il tributo verrà impiegato nelle aree sconvolte, un paio di decenni fa, da una guerra caratterizzatasi anche per gli aspetti religiosi.

Il francobollo, da 0,90 marchi locali, è raccolto in minifogli da otto con una bandella al centro. Il soggetto è dovuto a Marin Musa, che ha giocato su tre elementi: la testa di una statua dell’imperatore (è conservata ai Musei capitolini di Roma), il cenno al contenuto del documento, scritto in latino (secondo la versione di Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio presente in “De mortibus persecutorum”) ed una citazione archeologica. Questa non riguarda l’antica Mediolanum, come ci si poteva attendere visto il luogo cui il provvedimento è legato. Ma la Città Eterna: utilizzando una stampa di Giovanni Battista Piranesi risalente al 1774, si vedono il Colosseo e l’arco di Tito. Nella bandella, invece, figura il labaro caratterizzato dal “Chrismon”, sintesi delle due prime lettere del nome di Cristo.

Oltre ad Italia, San Marino e Vaticano, la ricorrenza verrà ricordata pure dalla Serbia, che si è prenotata per il 5 aprile. Proporrà un taglio da 50,00 dinari ed un foglietto da 112,00. Più avanti, sarà il turno della Romania: il culto ortodosso considera santi sia Costantino, sia la madre Elena, mandata dal figlio a Gerusalemme per cercare la croce di Gesù.

Come si presenta il minifoglio, contenente otto francobolli identici delle Poste di Mostar e, al centro, la vignetta
Come si presenta il minifoglio, contenente otto francobolli identici delle Poste di Mostar e, al centro, la vignetta



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