Dal Vaticano a Castel Gandolfo, dove l’elicottero atterrerà intorno alle ore 17.25 di oggi. Per Benedetto XVI, che dalle 20 sarà chiamato con l’inedito appellativo di papa emerito, si apre una nuova fase. Per ora nel palazzo extraterritoriale della cittadina in provincia di Roma. Cittadina che riserva anche una sorpresa… postale.
Nella centralissima piazza della Libertà, proprio dove si affaccia l’edificio, si trova quella che erroneamente viene definita, da una targa affissa il 16 dicembre 1995, “la prima cassetta d’impostazione delle lettere al mondo”.
Un po’ meno perentorio è quanto scrisse, nel 1964, Dante Pariset in un contributo pubblicato su “La strenna dei romanisti”. Al tempo stesso, permette di capire la storia. “Abbiamo oggi le cassette rosse per le lettere e le stampe, le cassette azzurre per la corrispondenza aerea, le cassette gialle per i cartoncini di auguri, ma chi avrebbe mai supposto che la prima cassetta per la posta era di legno e, forse per prima al mondo, essa fu appesa nel 1820 a un muro della piazza di Castel Gandolfo?”.
“Quella cassetta accolse la ben nutrita corrispondenza postale che si scambiavano i sudditi dello Stato Pontificio, quando ancora non era nato il francobollo”. Se ne trova traccia -aggiunge- in una proposta inserita al secondo punto (“Trasporto delle lettere di posta”) dell’ordine del giorno riguardante la seduta del Consiglio comunale, convocato per giovedì 23 novembre 1820.
“Nella residenza estiva dei papi -prosegue la ricostruzione- si lamentava un grosso inconveniente. Le lettere arrivavano ad Albano e da lì un «idiota» (quanto dire un analfabeta) s’incaricava di portarle a Castel Gandolfo e di distribuirle. È facilmente immaginabile cosa succedeva: chi sapeva leggere si appropriava disinvoltamente anche della corrispondenza altrui, se gl’interessava. Urgeva quindi stabilire un nuovo sistema di raccolta, spedizione, accettazione e distribuzione”.
Dopo l’esame di alcune idee, la vincente. La presentò il consigliere Angelo Antonio lacorossi, esattore delle gabelle locali. “Non sarebbe meglio -disse- che le due chiavi del lucchetto venissero affidate una al direttore della Posta di Albano, e va bene, ma l’altra all’illustrissimo signor luogotenente pontificio di Castel Gandolfo? Quest’ultimo non solo aprirebbe la borsetta di cuoio affidando ad «un trasportatore capace di leggere» il compito di distribuire le lettere appena arrivate, ma nella stessa giornata farebbe collocare nella borsetta la corrispondenza in partenza «ed il tutto gratis». Il risparmio nelle spese sarebbe stato assai notevole”.
Una precisazione riguarda le missive in partenza. Il consigliere propose che al trasportatore venisse riconosciuto un congruo compenso annuo, ma con l’obbligo di ricondurre nel medesimo giorno le risposte ad Albano svuotando, in un’ora da determinarsi, una cassetta di legno appositamente allestita, dove gli interessati avrebbero immesso le proprie corrispondenze. Anche l’addetto sarebbe stato individuato con una vera e propria gara d’appalto. In seguito, il contenitore venne sostituito con uno murato, più adatto a resistere nel tempo.
Il decreto, datato 1 dicembre, che concretizza la proposta, conclude con la frase: “si approva l’arringa del consigliere lacorossi. Dio lo prosperi”.