La prima azienda del settore, forse -in quel periodo- l’unica. “Ma non posso escludere -puntualizza un emozionato nipote del fondatore, Giorgio Marini, assistito, in… cabina di regia, dalla figlia Beatrice- che qualche commerciante avesse predisposto degli album realizzati artigianalmente”.
Serata dedicata alla ditta di prodotti per il collezionismo quella svoltasi oggi dopo la chiusura di “Milanofil”. Domani uscirà la cartolina postale intitolata al centenario dell’azienda fondata da Ernesto Marini, e la stessa ha voluto festeggiare il giro di boa. Con garbo e professionalità.
Introdotti… da uno spumeggiante Nicola Di Foggia (sì, proprio il dipendente dell’Ufficio filatelico e numismatico vaticano), che per un’oretta ha lasciato i francobolli dell’oltre Tevere per interpretare il ruolo -che gli è congeniale- di attore. Presentando i relatori e interpretando alcuni documenti storici. Sono emersi, così, l’insoddisfazione del collezionista Ernesto davanti a quanto esistente in commercio cent’anni fa, la sua volontà di realizzare qualcosa di diverso, la storia dell’impresa che procede parallela a quella dell’Italia (l’ha rilevato il giornalista Giorgio Cimbrico), con la pulsione del protagonista per la grafica e la sua caparbia fiducia in un gusto nazionale anche per gli attrezzi a supporto degli appassionati.
Ancora, ecco in una rapida carrellata, che giocoforza si è soffermata solo sugli elementi salienti, il contributo dato allo storico “Catalogo della Vittoria”, le problematiche davanti ai bombardamenti durante la guerra, e poi la sorpresa, illustrata dallo specialista Federico Ferrero: i sovrastampati della Rsi di Genova, usati in tutta la Liguria ed a Massa, vennero realizzati negli impianti della medesima azienda. La ruota della memoria gira vorticosamente; vengono spiegate le caratteristiche degli album “King”, nati in un’epoca che già aveva messo da parte le linguelle. Le loro taschine non sono doppie, ma monolembo ed attaccate al foglio con un velo di colla applicato nella parte inferiore. Un’idea di Giacomo, figlio di Ernesto, per far “respirare” l’amato dentello. Prima erano prodotte a mano, poi da una macchina brevettata appositamente. I decenni passano, e gli uffici accumulano collaborazioni con realtà straniere, premi, nuovi articoli come le cartelle “Postiglione”, classe 1976.
Dietro, un patrimonio documentario messo in luce da Cristiana Solinas, che ha curato il libro “Marini 100 anni. 1913-2013, Un secolo di filatelia italiana”. L’esperta si è soffermata sulla memoria della produzione, sottolineando come il fondatore avesse ben presente l’importanza della pubblicità e conoscesse anche gli aspetti tecnici. Prodotto dopo prodotto, sono evidenti gli influssi Liberty e Déco, l’ironia degli anni Cinquanta, la lezione che giungeva da “Carosello”, i lavori di Irio Ottavio Fantini: insomma, si evolveva seguendo la trasformazione del gusto. Per cento, lunghi anni.