Proseguono, a cadenza periodica, le lamentele per la mancanza di francobolli adeguati al tariffario entrato in vigore a gennaio. Capita, però, che le osservazioni si inseriscano in un contesto più ampio, dove il problema è l’indisponibilità delle cartevalori postali tout court, come di recente ha segnalato, ad esempio, “Il giornale”.
Eppure, vi sono norme ben precise, vecchie ma ancora in vigore, che obbligano sia i tabaccai sia gli uffici postali stessi a metterli a disposizione del pubblico.
Quanto alla prima categoria, come giustamente scrive il quotidiano, bisogna risalire al decreto n°1.074, firmato dal presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, il 14 ottobre 1958. Riguarda l’organizzazione dei servizi di distribuzione e vendita dei generi di monopolio. L’articolo 73, in particolare, prescrive che tali esercizi “hanno l’obbligo di vendere”, fra i diversi prodotti, le cartevalori postali.
Un articolo più completo, però, è inserito in un altro dpr, il n°655 del 29 maggio 1982, realizzato durante il settennato di Sandro Pertini, che approva il regolamento di esecuzione dei libri I e II del Codice postale e delle telecomunicazioni. È il 215, intitolato “Smercio delle cartevalori”. “La vendita delle cartevalori postali -recita- è fatta indistintamente da tutti gli uffici postali. La rivendita è fatta dagli spacciatori di generi di monopolio, secondo le norme legislative vigenti, ma può anche essere affidata ad altri… L’Amministrazione stessa ha facoltà di far visitare le rivendite da propri agenti, per accertare che siano sufficientemente provviste di cartevalori postali”. Sapendo che “le autorizzazioni possono essere revocate”.