Milano - A farsi notare, sono innanzi tutto gli ambienti, che si affacciano su piazza della Scala ed un tempo ospitarono la Banca commerciale italiana (notevole la parta della sportelleria, restaurata e valorizzata, un reperto fra i reperti!). Costituiscono la sede cittadina delle Gallerie d’Italia, che propone parte del tesoro posseduto da Intesa Sanpaolo. Tesoro non riferito a banconote e titoli, ma a dipinti, sculture ed altre opere d’arte.
Anche in questi giorni resteranno aperte al pubblico senza interruzioni, da martedì a domenica nella fascia 9.30-19.30, sapendo che il giovedì chiuderanno alle 22.30 e la biglietteria (l’ingresso è gratuito) stacca un’ora prima. Unica eccezione, giovedì 15 agosto, quando le serrande saranno abbassate alle 19.30.
Tra i numerosi materiali, non mancano gli oli su tela con soggetti inerenti il mondo delle comunicazioni. Come quello di Giuseppe Canella (1788-1847) intitolato “Porta Torre a Como”, del 1840, dove in un contesto urbano affollato si vede il passaggio di una carrozza carica di persone e, ragionevolmente, di merci e corrispondenze.
Con Domenico Induno (1815-1878), in particolare attraverso il bozzetto “L’arrivo del bollettino di Villafranca” risalente al 1861-1862, il visitatore viene catapultato nel periodo risorgimentale, permettendogli di riflettere sul ruolo dei messaggeri durante gli eventi bellici.
Decisamente senza tempo è il lavoro del macchiaiolo Telemaco Signorini (1835-1901) “Non potendo aspettare”; data al 1867. In esso una signora -a giudicare dalle vesti e dagli arredi- di ottima famiglia, volge le spalle all’osservatore, intenta a scrivere lettere. Queste, illuminate dalla perizia tecnica mostrata dall’artista, sono dirette a destinatari che rimarranno sconosciuti. Peccato che sino al 5 gennaio il lavoro resterà all’estero in tournée, sostituito da una fotocopia.
Più spartano è l’ambiente creato da Antonio Mancini (1852-1930) per “L’ispirazione”. È del 1874 e raffigura un ragazzino seduto, intento a far… cavalcare la fantasia. L’occhio del filatelista, però, è più terra-terra: che ci fa una non meglio identificata quadricolore in bilico sulla medesima sedia?
Finora l’attenzione si è soffermata sui quadri ottocenteschi, ma pure nella sezione recente non mancano i richiami. Di Franco Vaccari (nato nel 1936) ecco “Esposizione in tempo reale n.8: omaggio all’Ariosto”, una stampa fotografica su alluminio risalente al 1974. Osservando le venti “tappe”, si scopre che in realtà sono cartoline (una speculare e posizionata dal lato indirizzo), su cui sono state applicate delle istantanee. L’autore -spiega nel catalogo il docente di Storia dell’arte contemporanea Francesco Tedeschi- ha svolto lo stesso cammino da Carpi a Ferrara che le cronache raccontano essere stato compiuto distrattamente dal poeta in una giornata; lungo il percorso, Vaccari ha scattato diverse polaroid, poi incollate sulle cartoline dei paesi toccati e spedite. Sottolineando, sia pure in modo indiretto, la differenza tra l’ambiente colto dell’Ariosto ed i media impiegati per ricostruire il viaggio.