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editor Fabio Bonacina

27236 news from 8/3/2003

Proposta: la visita (gratuita) alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala per scoprire, fra l’altro, le opere dai richiami postali di Intesa Sanpaolo

Tra gli oli citati: “Non potendo aspettare”, di Telemaco Signorini…
Tra gli oli citati: “Non potendo aspettare”, di Telemaco Signorini…

Milano - A farsi notare, sono innanzi tutto gli ambienti, che si affacciano su piazza della Scala ed un tempo ospitarono la Banca commerciale italiana (notevole la parta della sportelleria, restaurata e valorizzata, un reperto fra i reperti!). Costituiscono la sede cittadina delle Gallerie d’Italia, che propone parte del tesoro posseduto da Intesa Sanpaolo. Tesoro non riferito a banconote e titoli, ma a dipinti, sculture ed altre opere d’arte.

Anche in questi giorni resteranno aperte al pubblico senza interruzioni, da martedì a domenica nella fascia 9.30-19.30, sapendo che il giovedì chiuderanno alle 22.30 e la biglietteria (l’ingresso è gratuito) stacca un’ora prima. Unica eccezione, giovedì 15 agosto, quando le serrande saranno abbassate alle 19.30.

Tra i numerosi materiali, non mancano gli oli su tela con soggetti inerenti il mondo delle comunicazioni. Come quello di Giuseppe Canella (1788-1847) intitolato “Porta Torre a Como”, del 1840, dove in un contesto urbano affollato si vede il passaggio di una carrozza carica di persone e, ragionevolmente, di merci e corrispondenze.

Con Domenico Induno (1815-1878), in particolare attraverso il bozzetto “L’arrivo del bollettino di Villafranca” risalente al 1861-1862, il visitatore viene catapultato nel periodo risorgimentale, permettendogli di riflettere sul ruolo dei messaggeri durante gli eventi bellici.

Decisamente senza tempo è il lavoro del macchiaiolo Telemaco Signorini (1835-1901) “Non potendo aspettare”; data al 1867. In esso una signora -a giudicare dalle vesti e dagli arredi- di ottima famiglia, volge le spalle all’osservatore, intenta a scrivere lettere. Queste, illuminate dalla perizia tecnica mostrata dall’artista, sono dirette a destinatari che rimarranno sconosciuti. Peccato che sino al 5 gennaio il lavoro resterà all’estero in tournée, sostituito da una fotocopia.

Più spartano è l’ambiente creato da Antonio Mancini (1852-1930) per “L’ispirazione”. È del 1874 e raffigura un ragazzino seduto, intento a far… cavalcare la fantasia. L’occhio del filatelista, però, è più terra-terra: che ci fa una non meglio identificata quadricolore in bilico sulla medesima sedia?

Finora l’attenzione si è soffermata sui quadri ottocenteschi, ma pure nella sezione recente non mancano i richiami. Di Franco Vaccari (nato nel 1936) ecco “Esposizione in tempo reale n.8: omaggio all’Ariosto”, una stampa fotografica su alluminio risalente al 1974. Osservando le venti “tappe”, si scopre che in realtà sono cartoline (una speculare e posizionata dal lato indirizzo), su cui sono state applicate delle istantanee. L’autore -spiega nel catalogo il docente di Storia dell’arte contemporanea Francesco Tedeschi- ha svolto lo stesso cammino da Carpi a Ferrara che le cronache raccontano essere stato compiuto distrattamente dal poeta in una giornata; lungo il percorso, Vaccari ha scattato diverse polaroid, poi incollate sulle cartoline dei paesi toccati e spedite. Sottolineando, sia pure in modo indiretto, la differenza tra l’ambiente colto dell’Ariosto ed i media impiegati per ricostruire il viaggio.

…e “L’ispirazione”, di Antonio Mancini. Da notare, in quest’ultimo caso, il plico affrancato presente sulla sedia
…e “L’ispirazione”, di Antonio Mancini. Da notare, in quest’ultimo caso, il plico affrancato presente sulla sedia



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