Il “Vate” un secolo e mezzo dopo la sua nascita: oltre al francobollo italiano e a diverse manifestazioni commemorative, non sono mancati i lavori editoriali. Uno dei quali si fa notare per il tema specifico che affronta. Del medico e collezionista Franco Mancuso, s’intitola “Volare necesse est - Gabriele D’Annunzio nella storia del volo” (248 pagine con illustrazioni a colori e in bianco e nero, 28,00 euro, edizioni Ianieri).
“Sia nel «Ditirambo di Icaro», sia nel «Forse che sì, forse che no», sia nelle sue febbrili imprese di guerra aerea, domina in D’Annunzio l’archetipo del «volo» quale espressione di totale libertà ma anche come segno di incoercibile progresso”, spiega l’autore. Tale attività, nel poeta, è connessa pure ad altri sentimenti: “l’armonia che egli coglieva nelle linee degli aerei di guerra, la bellezza che ad essi conferivano le immagini e i simboli commissionati ai migliori artisti dell’epoca, la descrizione della gioia fanciullesca che trapelava dall’espressione dei volti dei suoi piloti dopo una impresa ardita, la serenità dei loro sguardi, la sensazione di perfetta armonia col creato vissuta in volo, racchiuso in una minuscola carlinga”.
Avvalendosi pure di materiale inedito o poco noto, ricostruisce alcune tappe biografiche, come l’esilio volontario in Francia, il ruolo di aviatore durante il Primo conflitto mondiale, il progettato volo su Zara, i raid diretti a Trieste, Vienna e Cattaro, la beffa di Buccari, Fiume… Numerose le lettere trascritte nel testo o riprodotte. Proposte in quadricromia le diverse versioni dei volantini dovuti al giornalista Ugo Ojetti e lanciati sulla capitale austroungarica.