I francobolli che richiamano il suo lavoro ci sono, anche se non troppo valorizzati: compaiono nell’ultima sala del percorso, separata dalle restanti e collocata al piano terra. Insieme ad altra oggettistica correlata, come copertine di dischi, libri e fumetti. E allora perché non vi sono i puzzle che traggono ispirazione dai suoi lavori? La differenza sostanziale tra le diverse categorie è che le cartevalori di Paesi Bassi e Antille Neerlandesi, risalenti al 1935 ed al 1949, furono commissionate a lui, in quanto artista allora in voga, direttamente dalla struttura postale, mentre gli altri reperti appaiono delle mere citazioni successive.
Però, “L’enigma Escher - Paradossi grafici tra arte e geometria”, in essere a Reggio Emilia -grazie alla proroga- fino al 23 marzo, presenta ulteriori spunti riguardanti il protagonista, Maurits Cornelis Escher (1898-1972).
Alcuni brani epistolari, ad esempio, sono ripresi lungo il percorso, in quanto giudicati utili a capire la persona e l’artista. “I miei uccellini, pesciolini e ranocchi non si possono descrivere: vogliono solamente essere considerati, chiedono una modalità di pensiero che ho scoperto appartenere solo a poche persone. È un genere di filosofia spicciola che non ha nulla a che fare con la letteratura, un piacere nel disporre le forme e nel dare un significato a ciascuna parte del piano. Ha molto più a che fare con la musica che con la letteratura” scrive, al compositore Hein’s Gravesande, il 14 marzo 1940. Ed ancora, in un coevo documento spedito allo stesso destinatario: “Mi piacerebbe molto esprimere la mia mania per la metamorfosi e per l’associazione in un film animato; sono convinto che in futuro il film animato diventerà un’espressione artistica di grande valore... Spesso sogno il film che vorrei fare; quale sorprendente metamorfosi si potrebbe allora osservare!”.
Al figlio George ed alla nuora Corrie, invece, anticipa (è il 22 agosto 1959): “Quelle onde! Presto cercherò ancora di disegnare qualcosa di simile alle onde. Ma come si può suggerire il movimento su un piano statico? E come semplificare qualcosa di così complesso come un’onda in mare aperto, facendone qualcosa di comprensibile?”.
Altre missive (tre scritte a mano ed una a macchina, risalenti al 1960-1961) sono collocate in una vetrinetta.
Curioso l’aspetto biografico: per ragioni terapeutiche, in gioventù (era il 1921) fu indotto dai genitori a visitare la Costa azzurra e l’Italia. Il secondo scopo della partenza -viene spiegato- era far conoscere il Paese, “sulla scorta della tradizione del grand tour che obbligava tutti i grandi intellettuali e gli artisti europei che volessero prepararsi con serietà all’esercizio pittorico, scultoreo o architettonico, ad affrontare l’inevitabile viaggio”. Vi ritornò, convolò a nozze ed ebbe due figli, lasciando numerose opere riguardanti lo Stivale (diverse delle quali nel percorso). Lo abbandonò quando comprese le limitazioni che il regime fascista stava introducendo.