Il rilancio del progetto per unificare le tariffe postali e la creazione di un francobollo unico, da potersi impiegare in tutti e sei i Paesi del Mercato comune: Belgio, Francia, Germania Federale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. È quanto affermò, in una conferenza stampa tenutasi a Bonn, il ministro delle Poste e delle telecomunicazioni Carlo Russo. Era il 12 maggio 1964, mezzo secolo fa preciso.
Se la prima delle due ipotesi poi venne concretizzata (sarebbe scomparsa, perlomeno nello Stivale, con il nuovo millennio), la seconda rimase una vera e propria chimera. Tanto che oggi se n’è, di fatto, persa la memoria.
Il rappresentante del Governo era in visita -scriveva il giornalista Renato Russo su “Il bollettino filatelico d’Italia”- per vedere in funzione gli impianti elettronici destinati a smistare le missive; l’obiettivo era acquistarne sette, da installare a Bologna, Firenze, Milano (qui due), Napoli, Roma e Torino.
C’era, però, un ulteriore obiettivo: coordinarsi nel traffico aereo per le nuove linee adibite esclusivamente al trasporto del corriere, che sarebbero dovute entrare in vigore nel luglio seguente. “Siamo alla vigilia -annota l’articolo- di una rivoluzione della tecnica dei trasporti postali, una rivoluzione paragonabile a quella che contrassegnò nel secolo scorso il passaggio del trasporto dei sacchi di posta dalla diligenza al vagone ferroviario. Ora si tratta di compiere un ulteriore passo in avanti: il passaggio dal treno all’aereo. Ma presto anche l’aereo sarà superato: il missile postale è ormai una realtà, anche se alla fase sperimentale”. Su quest’ultimo punto, il cronista si rivelò troppo entusiasta!