Un ritorno al passato, quando locali pubblici come i caffè (si veda l’articolo di David Donadeo, pubblicato da “Storie di posta” nell’ultimo numero, il nono) venivano impiegati quali riferimento per il recapito delle corrispondenze. Se allora si trattava di lettere d’affari, nell’Italia del 2014 sono protagonisti soprattutto i colli. Quelli provocati dal commercio elettronico e che non possono trovare un valido riferimento al domicilio del destinatario perché egli è al lavoro ed il custode non è contemplato.
In tale contesto, ecco la nascita di Ioritiro, formula ideata dal pavese Daniele Vismara. “Una rete di bar e negozi -così viene presentata- che nasce per offrire a chi è spesso fuori casa l’opportunità di gestire in comodità il ritiro o la consegna di pacchi e buste. Un servizio che trasforma gli esercizi commerciali della città nella portineria personale di chi abita o lavora vicino”.
Naturalmente, un sito dedicato indica le realtà affiliate, i dettagli ed i costi della prestazione. Però, l’obiettivo, almeno visto dagli operatori commerciali, è andare oltre il mero pagamento per il supporto: “incrementare la pedonalità del proprio punto vendita”, ossia indurre un maggior numero di persone a frequentarlo.
La procedura è semplice: al momento di un acquisto, si indica come luogo di recapito l’interlocutore scelto (ed avvisato); quando la spedizione arriva, questi avverte l’interessato via e-mail e sms affinché passi a prenderla. Costo: tra i 75 centesimi e gli 8,40 euro, in base alla tipologia degli oggetti, alla durata dello stoccaggio e al monte crediti acquistato.
Il sistema funziona pure al contrario: basta consegnare al negozio l’oggetto da inoltrare e comunicarlo al corriere, che verrà a ritirarlo (da 0,75 a 5,60 euro).
Tra gli altri sistemi definiti negli ultimi mesi per dare risposte a tale esigenza vi sono il rilancio del fermoposta (con “express box” di Poste italiane) ed i chioschi allestiti nelle aree pubbliche dagli stessi spedizionieri (fra cui Dhl e Tnt express).