C’è il francobollo da 85 centesimi, fotografico (lo scatto è di Michael-Reiner Ernst); ritrae la vecchietta impegnata con martello e scalpello a scalfire la struttura che, fino al 1989, divise in due la città. E poi c’è il foglietto da 3,60 euro, con un insipido arcobaleno, ma decisamente interessante per il bordo, dove sono riportati i nomi delle centotrentotto vittime, ufficialmente registrate, cadute nel tentativo di superarla.
Così in Vaticano, il 28 agosto, si ricorderà il quarto di secolo da quando il “Muro” di Berlino venne aperto, al termine di convulse settimane che presto avrebbero portato al collasso della sedicente Germania Democratica.
Il fatto, avviato nella notte tra il 9 e il 10 novembre, ha rappresentato “una sorpresa tanto lieta quanto incredibile”, ricorda, dalla Fondazione intitolata allo sbarramento, Manfred Wichman. Dal 1961, per ventotto anni, “questa striscia di confine, severamente controllata con mezzi tecnici e militari, aveva diviso la metropoli e condizionato la vita dei suoi abitanti”. Nei giorni seguenti, quando le truppe di frontiera della Ddr, accompagnate dal giubilo del pubblico, prelevarono singoli segmenti della barriera per creare ulteriori passaggi, “iniziò l’irreversibile riunificazione della città”. Nell’autunno del 1990 le ultime parti furono poste sotto tutela monumentale. Oggi difficilmente si nota la vecchia divisione; soltanto all’interno del Memoriale, in Bernauer straße 119, è conservata, come ricordo, una sezione.
Le tirature massime delle cartevalori sono, rispettivamente, pari a 150mila (i fogli risultano da dieci pezzi) e 90mila unità.