I tempi sono prematuri, d’accordo. Però, la domanda è lecita: il L’Aquila Vr, ossia l’ufficio postale più importante della città abruzzese, tornerà nel nucleo storico? Presso la società c’è chi sostiene di no, che rimarrà dov’è adesso, in un’anonima e moderna palazzina in via della Crocetta, mentre la filiale continuerà a condividere, con il centro postale operativo, la struttura periferica di Centi Colella.
Un elemento a favore di questa tesi è che la vecchia sede, precipitosamente abbandonata all’indomani delle terribili scosse registrate il 6 aprile 2009, non conserva più le insegne identificative: via le vetrofanie, via la vela, via persino le cassette per imbucare collocate al fianco della gradinata d’accesso. All’ultima ricognizione effettuata da “Vaccari news”, rimaneva solo l’antica scritta “Poste e telegrafi” posizionata nella parte alta dell’edificio, praticamente appoggiata al tetto. E quindi complessa da eliminare.
Ma c’è di più, perché lo stabile è stato venduto il 29 dicembre 2011, com’è stato venduto (questo addirittura il 27 novembre 2007) l’immobile sulla retrostante via Simeonibus, utilizzato per un ampliamento dell’area direzionale. Secondo “Il messaggero”, la prima delle due cessioni, concordata con il gruppo Strever, avrebbe permesso di incassare 6 milioni ed il fabbricato potrebbe divenire un albergo.
In attesa di sviluppi, vale la pena di fare il punto della situazione sul vecchio palazzo, collocato in piazza Duomo 39. È a fianco della chiesa dedicata a santa Maria del Suffragio, uno dei monumenti che più hanno sofferto a causa del terremoto.
La costruzione trova la previsione giuridica nella legge 395 dell’1 aprile 1915, promulgata dopo un altro sisma, censito il 13 gennaio precedente. Autorizzava la realizzazione di edifici postali, telegrafici e telefonici all’Aquila ed a Chieti; complessivamente vennero stanziate 850mila lire, suddivise in quattro esercizi finanziari.
“Il progetto -spiega a «Vaccari news» lo specialista Riccardo Braschi- fu redatto dall’ingegner Cortese, capo del Regio genio civile di quella città ed organizzato in due appalti. Uno riguardava il livello cantinato; l’altro era relativo ai piani terreno e primo, nonché alle rifiniture. Con l’ultimazione dei lavori vennero installati gli impianti, eseguite tutte le decorazioni e fornito l’arredamento”. Gli addetti vi si insediarono nel febbraio del 1928 e fu consegnato ufficialmente all’Amministrazione Pt nel luglio successivo.
“La realizzazione del fabbricato, all’epoca tra i più rappresentativi della Pubblica amministrazione, contribuì ad estendere il centro civico dalle vicine piazze Palazzo e Santa Margherita (dove prima, presso il Pica Alfieri, si trovava la Posta centrale) alla maggiore piazza della città, cuore del potere religioso. Per far posto al nuovo immobile furono demolite la canonica e la sacrestia dell’adiacente chiesa ed il caratteristico fondaco rinascimentale, conosciuto come «Le cancelle», finì smontato e riposizionato nell’odierna via dei Ramieri”.