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La storia di Rita Rosani, medaglia d’oro al valor militare, attraverso soprattutto le lettere che spedì al fidanzato. Intervista all’autore del libro, Livio Isaak Sirovich

La storia di Rita Rosani…
La storia di Rita Rosani…

“La loro corrispondenza si riduce ai piccoli fatti quotidiani, sempre uguali. Per Rita l’assiduità e la sollecitudine dimostrata al fidanzato finisce per essere più importante delle cose dette. I due ragazzi affidano alla pura e semplice regolarità della posta l’espressione del loro affetto, la conferma della promessa, le parole che non si possono mettere su carta senza che altri leggano, valutino, taglino, e magari ridano. E così Rita, non potendosi appoggiare al fidanzato, riversa la propria ansia sull’attesa della puntuale risposta alle proprie puntualissime, e piuttosto fatue, letterine da diciannovenne viziata. E diventa assillante, rimprovera il fidanzato di scrivere poco, «io ne ho scritte undici e tu sei, massimo sette», come se lui fosse semplicemente svogliato. «Ma cosa credi?», gli direbbe Kubi se potesse, «che qui nel campo abbiamo il permesso di scrivere? Altro che: io ho la proibizione di scrivere! E basta che a un milite salti la mosca al naso, che ci sequestrano carta e francobolli. Facile per te che te ne vai al cinema con le amiche e... gli amici, e non hai da preoccuparti che di studiare!»”.

Partendo da un epistolario ritrovato avventurosamente, lo scrittore triestino Livio Isaak Sirovich ha svelato la vicenda della maestra e medaglia d’oro al valor militare Rita Rosani (1920-1944), impiegando soprattutto le missive che spedì al fidanzato Jakob-Giacomo Nagler “Kubi”.

Nel 1938, le leggi razziali la cacciarono dalla scuola e tolsero il negozio al compagno. Lui, arrivato a Trieste da bambino nel 1920, allo scoppio della guerra finisce in un campo di concentramento per ebrei stranieri in Calabria.

Il lavoro, realizzato da Cierre edizioni (564 pagine con illustrazioni in bianco e nero, 18,00 euro), s’intitola “Non era una donna, era un bandito”.

Nell’economia dell’opera, quanto sono state importanti le lettere? “Essenziali”, risponde a “Vaccari news” l’autore, non nuovo a confrontarsi con i materiali postali. Suo è anche “Cari, non scrivetemi tutto”, edito da Mondadori e basato su un carteggio del 1936-1941. “Mi hanno dato lo stimolo per approfondire la storia e costituiscono lo scheletro portante di un terzo circa del libro. Il resto si regge su testimonianze, ricordi, saggistica storica, le memorie del colonnello Umberto Ricca, gli atti delle udienze” per l’assassinio della protagonista.

Quante saranno le missive? “Circa duecento, più decine di cartoline”, tutte dirette a Kubi. “Le lettere sono di Rita, salvo un paio di amici di Trieste ed alcune spedite da ragazze abruzzesi. Le cartoline sono quasi tutte di ex-internati a Casoli, che gli scrivono da altri luoghi di internamento”.

Come le ha trovate? “Il recupero è avvenuto in due tempi: prima lo specialista Gianfranco Moscati le ha ricevute in visione da Bolaffi. Poi sono riuscito a risalire alla persona che se n’era impossessata ed aveva messo all’asta quelle che interessavano di meno; successivamente -inteneritasi- mi ha regalato le carte che forse aveva trattenuto per sé. Mi sono impegnato a mantenere segreta la sua identità. Ho usato brani di tutte le corrispondenze, mantenendo le frasi originali, errori compresi. Di solito le ho impiegate in ordine cronologico”.

“Anni fa ho messo annunci su riviste di filatelia per ritrovare eventuali epistole finite disperse, ed effettivamente ne ho recuperate alcune, andate vendute in precedenza”.

…ricostruita anche attraverso le lettere ritrovate dall’autore del libro, Livio Isaak Sirovich
…ricostruita anche attraverso le lettere ritrovate dall’autore del libro, Livio Isaak Sirovich



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