Il 26 ottobre 2004, nel mezzo secolo, il francobollo da 45 centesimi dalla duplice versione: in fogli da cinquanta ed in libretti da quattro. Domani, nel nuovo anniversario “tondo”, un semplice annullo, richiesto dal Comune. Perché domenica scoccheranno i sessant’anni da quando Trieste tornò italiana, mettendo fine allo status giuridico postbellico.
Il Trattato di pace -ricordava nel bollettino illustrativo della carta valore il curatore scientifico dell’esposizione “1954 Il servizio postale ritorna all’Italia”, Bruno Crevato-Selvaggi- aveva istituito per la città uno Stato libero, che comprendeva una fascia di territorio a nord ed una piccola porzione d’Istria, con Capodistria, Portorose, Umago, Pirano, Isola, Buie. Di fatto. il “Territorio libero” non fu mai costituito, e sin da subito venne diviso in due zone: la “A” sotto amministrazione anglostatunitense, e la “B” jugoslava. “Condizione precaria, detestata dagli abitanti e che non poteva durare, ed infatti si giunse ad un accordo”. La prima area ritornò al Bel Paese e divenne l’attuale provincia di Trieste; l’altra rimase sotto Belgrado. Il Trattato di Osimo del 1975 sancì giuridicamente il passaggio di sovranità.
L’obliterazione verrà impiegata in municipio, quindi in piazza Unità d’Italia, dalle ore 9 alle 13.