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editor Fabio Bonacina

27261 news from 8/3/2003

Il 31 dicembre 1993 il servizio postale italiano passò dallo Stato ad un ente pubblico economico, poi trasformato in società per azioni. Lo ricorda Enrico Veschi in “Storie di posta”

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Secoli di corrispondenze
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Un giro di boa trascorso praticamente inosservato, e che Enrico Veschi, già direttore generale delle Poste e telecomunicazioni, riporta in luce: il 31 dicembre 1993 terminava la gestione statale del sistema, lasciato con l’1 gennaio successivo a Poste italiane, ente pubblico economico prima di divenire società per azioni. Una decisione politica, “ormai necessaria e non più rinviabile soprattutto per gli aspetti finanziari”.

Lo scrive sull’ultimo numero, il decimo dell’attuale serie, firmato da “Storie di posta”, il semestrale dell’Accademia italiana di filatelia e storia postale. Che apre la parte degli approfondimenti, dopo i contributi di Franco Filanci e Paolo Deambrosi, con il lavoro realizzato da Riccardo Ajolfi prima della sua prematura scomparsa. S’intitola “Roma e Impero” ed è dedicato al francobollo coloniale.

Buona parte del periodico, che si sviluppa in 112 pagine con illustrazioni a colori (14,00 euro) e non trascura alcune rubriche, è destinata alla seconda puntata dell’intervento a doppia firma Clemente Fedele e Francesco Luraschi “Giornali in posta”; oltre a raccontare l’evoluzione del servizio ed a proporre numerosi reperti d’epoca imperialregia, pubblica un’importante serie di documenti. Ancora, Luciano Maria e Maria Marchetti si concentrano sui prigionieri italiani durante la Seconda guerra mondiale (“La posta internata”), Lorenzo Carra ricerca tracce nel Mantovano (“Caccia alla Morra - «Oue si passa il Po»”) mentre Massimiliano Pezzi si sofferma sulla Ragusa settecentesca (“Vita da corriere”).




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