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editor Fabio Bonacina

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Alla vigilia dell’annuncio ufficiale, quindi il 23 maggio 1915, si registrò una serie di provvedimenti governativi. Alcuni interessarono il settore delle comunicazioni

L’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale non fu certo una sorpresa. Il dibattito era aperto da mesi; il problema era se entrare e, nel caso positivo, con (e contro) chi. Quando, poi, la scelta fu adottata, risultò soltanto una questione di preparativi. “I pieni poteri al Governo”, titolava il “Corriere della sera” già il 21 maggio.

Due giorni dopo, un secolo fa oggi, una serie di regi decreti interessò anche il sistema delle comunicazioni. Il 686, ad esempio, previde le cartoline “temporaneamente in esenzione” per i militari dell’Esercito e della Marina (ma anche per ufficiali ed assimilati), rimandando i dettagli tecnici al provvedimento successivo, che ne contemplò due tipi (per soldati e navigatori) da distribuire -almeno queste erano le previsioni- con un massimo di tre a richiedente ogni settimana. Ed aggiunse buste postali a tariffa ridotta (10 in luogo di 15 centesimi) per scrivere ad ufficiali ed assimilati.

Il 688 concesse all’Esecutivo la “facoltà di sospendere, modificare o limitare il servizio telegrafico, telefonico e radiotelegrafico interno e con l’estero”. Tale possibilità veniva estesa anche alle linee telegrafiche appartenenti a Province, Comuni, società o privati esercenti ferrovie e tramvie.

Naturalmente, non si dimenticò la censura postale, oggetto del documento 689. Derogando alle norme in vigore sull’inviolabilità del segreto epistolare, il Governo fu autorizzato ad aprire, “per mezzo di ufficiali dell’Esercito e dell’Armata o di funzionari civili espressamente delegati, le corrispondenze chiuse affidate alla posta ovunque dirette, per accertare se siano in esse contenute notizie concernenti le forze, la preparazione e la difesa militare dello Stato, il procedere, in caso affermativo, al sequestro delle dette corrispondenze e di promuovere a carico dei mittenti le sanzioni” previste. Disco verde, inoltre, all’eventuale sospensione del servizio pacchi spediti da privati, come all’invio di giornali ed opere periodiche “che sogliono essere spedite di seconda mano”.

Già il 27 maggio 1915 fu realizzata la busta postale a tariffa ridotta, 10 centesimi in luogo di 15. Le cartoline in esenzione debuttarono tre giorni dopo
Già il 27 maggio 1915 fu realizzata la busta postale a tariffa ridotta, 10 centesimi in luogo di 15. Le cartoline in esenzione debuttarono tre giorni dopo



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