Mentre Poste italiane sta testando una “app” per gestire meglio le code (la lunga attesa è indubbiamente uno dei problemi che attanaglia l’operatore e che incide sulla sua immagine), si fa notare quella -sostanzialmente simile- di Qurami. Il riferimento è alla possibilità di prenotare il proprio turno allo sportello impiegando un’applicazione da telefonino.
Qurami -viene spiegato- offre la soluzione tecnologica che consente di prendere il numero per la fila tramite smartphone, conoscere immediatamente quante persone vi sono davanti ed il tempo di attesa stimato, ricevendo una notifica all’avvicinarsi del proprio turno. Nasce nel 2010 da un’idea dell’attuale amministratore delegato dell’azienda, Roberto Macina.
Il programma è scaricabile gratuitamente; una volta aperta l’applicazione sul proprio apparecchio ed essersi geo-localizzati, si sceglie la struttura nella quale si vuole andare, verificando che aria tira. Si individua il servizio desiderato e si prende il numero elettronico, del tutto equivalente al biglietto cartaceo che si ritirerebbe in loco e perfettamente inserito nel flusso degli stessi. Poi basta aspettare, ma con la libertà di dedicarsi ad altro, mentre notifiche personalizzate segnaleranno l’evolversi della situazione ed il momento in cui recarsi davvero davanti all’addetto.
Ad esempio, il supporto è utilizzato già a Roma presso le università La sapienza, Roma tre, Luiss e Tor Vergata (facoltà di Economia), gli Uffici per l’impiego, le strutture dell’Ospedale israelitico e del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, l’Agenzia per la mobilità ed il Bioparco. A Milano è attivo all’Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro nonché alla Camera di commercio; a Firenze in Comune, a Trieste presso gli Ospedali riuniti ed in Comune, a Padova alla segreteria studenti dell’Università.
Ed il rapporto con l’operatore? “Con Poste italiane -viene precisato a «Vaccari news»- stiamo parlando da diverso tempo, i vari responsabili incontrati (oltre a Massimo Sarmi prima ed a Francesco Caio poi) hanno dimostrato interesse verso la tecnologia e auspichiamo stiano valutando una sperimentazione della stessa presso un set di uffici postali, sperimentazione che sia subordinata o «in parallelo» a quella dell’«app», loro proprietaria”, attualmente in collaudo.