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editor Fabio Bonacina

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La scoperta è stata possibile oggi alle Poste centrali di Bergamo, aperte al pubblico per presentare ai cittadini l’edificio, tornato ad antichi splendori

Giornata dedicata al pubblico
Giornata dedicata al pubblico

L’occasione per vedere un ufficio postale oltre gli ambienti consueti. Non quelli attuali, pratici, luminosi e tutti uguali così da confermare ogni volta la linea aziendale secondo i moderni criteri del marketing. Ma gli ambienti di una volta, nel caso specifico caratterizzati da un approccio monumentale. È accaduto oggi al Bergamo Centro, in via Locatelli 11. Il motivo? La presentazione al pubblico dei locali rinnovati attraverso motivati ed orgogliosi accompagnatori, fra i quali i direttori delle due filiali cittadine, Antonio Fiaschetti e Marco Valsecchi.

Se la vecchia sportelleria (tranne quella una volta destinata all’accettazione dei telegrammi, ora trasformata in una piccola “bomboniera” con i due dipinti di Mario Sironi “Il lavoro in città. L’Architettura” ed “Il lavoro nei campi. L’Agricoltura”) è scomparsa da tempo, il resto è stato, secondo i casi, rinnovato, restaurato, ripulito. A cominciare dagli esterni, dove gli addetti hanno valorizzate la vasca e l’aiuola; le cinque statue (ritraggono l’Italia etrusca e romana di Nino Galizzi, l’Italia cattolica e fascista di Giovanni Manzoni, san Cristoforo di Francesco Minotti) collocate sulla facciata sono tornate a brillare mentre gli orologi della torre hanno ripreso a scandire il tempo.

Il resto costituisce un autentico viaggio indietro nei decenni arrivando ad apprezzare nei dettagli l’opera del progettista, Angiolo Mazzoni (1894-1979): la divisione degli spazi, gli infissi in legno, gli inconsueti lampadari, la generosità con cui venne impiegato il marmo per i rivestimenti (ma anche per gli scrittoi, senza dimenticare il tavolino con seduta adesso seminascosto all’ingresso), le stravaganti realizzazioni in vetro di Napoleone Martinuzzi, le indicazioni che ancora permangono su porte e vetrate. Tra gli altri interventi, l’adeguamento alle normative in vigore e l’impianto di condizionamento ai piani superiori.

A contribuire ad una certa atmosfera d’antan, pure l’oggettistica posizionata qua e là per la festa, cominciando dai documenti d’archivio che ricostruiscono le fasi costruttive dell’edificio, i ritagli di giornale che ne certificano la cronaca, le corrispondenze di servizio accantonate per il loro significato. E poi vecchi centralini, nettatimbri, macchine da scrivere e da calcolo, casellari, interi postali, oggetti da cancelleria, cifrari: tutti materiali volti a ricostruire un ufficio anni Sessanta. Il pubblico, però, ha mostrato di apprezzare di più -proprio per la sua eccezionalità- l’ufficio da campo, al solito presentato in modo scenografico.

“Una delle caratteristiche di Poste italiane -ha detto il responsabile per la Lombardia di mercato privati, Pietro Raeli- è il vincolo di prossimità. Ci è sembrato automatico aprire l’ufficio a tutti i cittadini”. Almeno per una giornata.

La sede adesso offre dieci sportelli, il punto di Poste mobile, quattro salette per i prodotti finanziari, di investimento ed assicurativi; statisticamente effettua seicento operazioni al giorno nei confronti di trecentocinquanta clienti.

Complesso rinnovato: quattro delle statue esterne e la sportelleria per l’accettazione dei telegrammi; sotto, mobili ed oggetti d’epoca in mostra
Complesso rinnovato: quattro delle statue esterne e la sportelleria per l’accettazione dei telegrammi; sotto, mobili ed oggetti d’epoca in mostra



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