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editor Fabio Bonacina

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Dal 1926 era depositato all’Aja presso il Museo delle comunicazioni, ma solo ora è stato aperto, rivelando il tesoro che conteneva

Sono duemilaseicento le missive ritrovate
Sono duemilaseicento le missive ritrovate

Un tesoro sconosciuto nel luogo in cui i tesori sono istituzionalmente conservati, ossia un museo. Però, questo tesoro giaceva da tempo in un baule, dando ora vita al progetto “Firmate, sigillate e non consegnate”. È successo all’Aja, presso il Museum voor communicatie: nel contenitore, registrato in ingresso nel 1926, sono emerse duemilaseicento lettere risalenti al periodo compreso tra il 1689 ed il 1706, seicento delle quali ancora sigillate.

Parte del mistero è spiegata presto: fu il responsabile cittadino della Poste, Simon de Brienne, ad accantonarle, aiutato dalla moglie Maria Germain. Si trattava di missive per le quali non fu possibile rintracciare il destinatario o egli si rifiutò di pagare il servizio. Da un’analisi dei plichi (quelli ancora chiusi sono stati esaminati, senza aprirli, tramite i raggi “X” puntando all’inchiostro, che all’epoca conteneva ferro), sono emerse alcune informazioni. Ad esempio, le provenienze anche dall’estero, in particolare da Francia e Spagna. E poi i dati su mittenti, soprattutto aristocratici e musicisti, uomini e donne. Ognuno con la propria storia da raccontare.

Tra gli aspetti che gli specialisti, di estrazione universitaria, hanno apprezzato figura la chiusura dei documenti, realizzata con l’inventiva e la complessità necessarie a rendere il plico inespugnabile, a meno di non lasciare tracce.

L’insieme -ha commentato il curatore per la storia postale della struttura, Koos Havelaar- “rivela vicende della vita quotidiana appartenenti al XVII secolo. Mostra come i Paesi Bassi fossero nel cuore delle comunicazioni europee ed offre l’opportunità di studiare una sezione trasversale unica della società”.

In base al programma, in futuro i testi verranno trascritti, tradotti e editi; previste pure una mostra e poi la presentazione on-line del materiale.

Si trovavano in un baule custodito dal 1926 al Museo delle comunicazioni, ma solo ora aperto
Si trovavano in un baule custodito dal 1926 al Museo delle comunicazioni, ma solo ora aperto



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