“Colto, generoso, fervente patriota”: così lo definì il “Corriere della sera” pubblicando -due giorni dopo- la notizia della sua morte. E ricordando, negli anniversari successivi, sia il personaggio, sia le iniziative programmate per commemorarlo.
Oggi, naturalmente, non è più così, ma gli appassionati di francobolli sono tra coloro che, a buon diritto, lo rammentano. È Marco De Marchi, nato il 5 dicembre 1872 e scomparso il 15 luglio 1936 lasciando al Comune di Milano (ma non solo) la sua famosa collezione, insieme ad immobili, raccolte di vario genere e denaro. Non a caso, nel centro cittadino vi è una strada a lui intitolata che lo qualifica come “naturalista filantropo” e l’Italia postale, era il 20 novembre 1987, l’ha rammentato attraverso un 500 lire.
Quanto al materiale filatelico, che già allora scontava un importante valore economico, si fece notare per una scelta insolita: oltre a ricostruire le serie (si specializzò soprattutto sugli Antichi Stati che formarono il Bel Paese), l’interessato cercò di privilegiare la parte marcofila, allineando gli annulli impiegati dagli uffici, oppure quelli di origine prefilatelica ancora in uso o ideati per prestazioni particolari. Come dalle sue disposizioni testamentarie, ancora adesso è conservato al Museo del Risorgimento del capoluogo lombardo, organizzato in un centinaio tra classificatori ed album e, purtroppo, di difficile consultazione.
L’insieme più spettacolare, però, è stato proposto, grazie ad una “cordata” guidata dall’Unione stampa filatelica italiana e sostenuta da Poste italiane, all’ultima edizione di “Milanofil”. Nel frattempo, tutti i fogli sono stati spolverati, ricondizionati e fotografati. I relativi file potranno essere consultabili da chiunque attraverso un sito specializzato, “Grafiche in Comune”. Probabilmente dall’autunno.