Prima o poi ci si doveva arrivare, con l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha bloccato le scelte di un operatore privato, Globe postal service. Attraverso una delibera, ha ordinato all’azienda di rimuovere i termini “francobollo”, “affrancatura” e, analogamente, gli stessi vocaboli tradotti in lingua inglese, tra i quali “stamp”, “da tutti i prodotti offerti al pubblico e dalla documentazione informativa destinata alla clientela in qualsiasi forma diffusa”. Questo poiché -si legge nel documento- “a Poste italiane spa, in qualità di fornitore del servizio universale, è riservata la distribuzione e la commercializzazione dei francobolli, quali cartevalori postali, a fini di affrancatura e di filatelia (anche la filatelia!, ndr), la cui emissione è prerogativa dello Stato”. La denominazione in esame, dunque, “è riservata al fornitore del servizio universale in quanto è attributo di sovranità”. L’Agcom, insomma, non ha fatto altro che applicare una serie di normative internazionali e nazionali, ma probabilmente la questione è a monte. È indubbio che quell’oggetto che viene applicato sulle cartoline serva a dimostrare l’avvenuto pagamento del servizio di recapito. E come lo si potrà mai definire con un termine che sia facilmente comprensibile da tutti, specie dai turisti che di certo non hanno confidenza con le regolamentazioni specializzate e magari neppure con la lingua italiana? L’Autorità non lo dice…
La parola “francobollo” riservata a Poste italiane
18 Ott 2016 12:17 - NEWS FROM ITALY
Lo sostiene l’Agcom, che riprende le normative del settore. Senza però indicare come definire l’oggetto che alcuni operatori privati applicano sui plichi per dimostrare l’avvenuto pagamento del servizio