L’agitazione proclamata da cinque sigle sindacali (news precedente) permette di riscoprire un oggetto che, oramai, appartiene ad un’epoca remota, seppure sia stato accantonato solo da pochi decenni. È il cifrario edito dal ministero delle Poste e delle telecomunicazioni: un tempo veniva conservato in cassaforte ed impiegato per comunicazioni riservate, ad esempio su come agire per assicurare comunque il servizio in caso di proteste dei lavoratori o davanti a pratiche delicate.
Tra i pochi interventi che hanno spiegato la procedura va segnalato l’articolo “Quando lo sciopero richiedeva una cifra”, scritto da Nello Bagni con il supporto di Enrico Veschi e Luigi Ruggero Cataldi. Venne pubblicato da “Storie di posta” nel numero del novembre-dicembre 2001.
Tale strumento -ricorda Veschi nella sua testimonianza- era di tre tipi. Quello con la copertina cenere risultava destinato agli uffici che trattavano pieghi valore, cioè plichi contenenti francobolli, buoni del tesoro, titoli. Poi vi erano quello arancione, in dotazione agli ispettori, e quello rosso, per gli ispettori superiori e generali.
Ci voleva un paio d’ore per tradurre il messaggio, ricorda dal canto suo Cataldi. Tutti i fogli -annota- recano sulla sinistra una fincatura che racchiude la numerazione, da 01 in avanti. Per decifrare il testo occorre conoscere la chiave del meccanismo, data dal numero della pagina in cui cercare. Per ragioni di sicurezza, periodicamente essa mutava.