Lombardo-Veneto, Romagne, Pontificio o… “Non c’è che l’imbarazzo della scelta”, commentano dall’azienda Vaccari a proposito dell’asta in programma per il 12 novembre. “Anche questa volta, abbiamo riservato un ampio spazio al materiale degli Antichi Stati. Si tratta di circa 500 articoli su un totale di 1.100, praticamente la metà! Dov’è possibile trovare di tutto, dai francobolli chiave agli annullamenti, dalle lettere con testi significativi a quelle che testimoniano la fase risorgimentale. Sapendo che le valutazioni sono in funzione della richiesta ma anche della qualità, sempre dichiarata. E sapendo che gli acquirenti non pagano commissioni”.
Di Modena, ad esempio, sono giunti sul mercato alcuni 25 centesimi non emessi, quelli che vennero stampati per errore su carta verde e quindi accantonati; declinati tra i lotti 119, 120, 121 e 125, sono stati valutati tra i 650 ed i 2.600 euro. Di Toscana, ecco il 60 crazie scarlatto scuro su carta grigia azzurrata con un annullo che lascia libero il tassello del valore; è il 456 e parte da quota 7.000.
Fra i documenti interi si evidenzia una fascetta per stampati da Napoli a Lagonegro per Chiaramante del 2 marzo 1861 con la “Crocetta” (214, 3.000). Si fa notare poi il plico viaggiato da Parma a Genova il 28 febbraio 1859; reca due esemplari del 15 centesimi vermiglio: è la prima data nota per questa tipologia (246, 3.600). Oppure quello spedito da Pinerolo alla volta di Macello il 5 febbraio 1855 con il 5 centesimi verde (376, 1.750). Anche la Sicilia è ben rappresentata: uno per tutti è il reperto tra Girgenti e Caltanissetta del 25 aprile 1859: reca l’1 grano bruno olivastro della prima tavola, secondo stato, con un grande ritocco ed il 2 azzurro sempre della prima tavola, carta di Napoli (429, 15.000).
“Un altro capitolo interessante -concludono dagli uffici- è costituito dalle destinazioni o «incoming mail»: una trentina di voci dettaglia materiale d’epoca classica, partito dall’Italia e con mete anche inusuali o che ha fatto il percorso contrario. Sono sempre oggetti che impreziosiscono la collezione, anche se magari non mostrano cartevalori, come la missiva di posta militare inoltrata da Bucarest a Vicenza il 4 febbraio 1855, poi tassata e detassata (930): la proponiamo a 300 euro”.