Difficile che, ad osservare la vignetta, venga voglia di assaggiare il “bacalà alla vicentina”. E spiace, perché l’autrice, Anna Maria Maresca, fa di meglio. Resta il dubbio su come sia possibile arrivare a tali risultati. Comunque, l’immagine rappresenta -almeno così sostengono al ministero dello Sviluppo economico- una pentola di terracotta con il piatto, alcuni pezzi di stoccafisso ed una forma di polenta.
Il francobollo sarà disponibile contro 95 centesimi dall’1 marzo, presentato nel contesto della serie “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”. È autoadesivo, stampato in seicentomila unità organizzate in fogli da ventotto. L’annullo fdc verrà impiegato negli uffici postali Vicenza Centro e Sandrigo. In questo paese della provincia ha sede la Confraternita del “bacalà alla vicentina”, fondata l’1 marzo 1987; tra i suoi obiettivi vi sono difendere, rilanciare e diffondere la ricetta tradizionale.
Utili alcuni concetti che il presidente del sodalizio promotore, Luciano Righi, ha affidato al bollettino illustrativo. Concetti che collocano perlomeno durante la dominazione dei normanni al Sud, nel XIV secolo, l’introduzione in Italia del baccalà (cioè del merluzzo conservato sotto sale) e dello stoccafisso (è sempre merluzzo, ma essiccato all’aperto su tralicci di legno). È dopo il Concilio di Trento -il quale detta, fra l’altro, le regole del digiuno e del “mangiar di magro”- che si diffondono la cultura e le preparazioni, grazie anche al basso costo, alle notevoli proprietà nutrizionali, al facile trasporto ed alla possibilità di lunga conservazione. Nel Vicentino viene elaborato un originale piatto (con olio d’oliva, latte vaccino, cipolle, sarde o acciughe sotto sale, farina bianca, formaggio grana grattugiato, sale, pepe, prezzemolo) che ormai vanta oltre quattro secoli. È appunto il “bacalà alla vicentina”, servito insieme alla polenta di mais. Una pietanza tipica del territorio, “espressione di una storia e di una cultura gastronomica punto d’incontro fra tradizioni europee, mediterranee ed orientali”. Tanto da vantare richiami nella letteratura, nel teatro, nella poesia, nelle canzoni popolari, nella satira, nei proverbi, nei detti e fra i numerosi emigranti sparsi in tutto il mondo.