Non c’è solo il flusso dei pacchi creato dal commercio elettronico. Negli ultimi tempi il settore del recapito a domicilio si sta caratterizzando anche per altre attività, queste più specializzate. Come la consegna del cibo. Certo, appare ancora lontano il momento in cui Poste italiane (o qualche altra azienda) si candiderà per portare in ufficio o a casa la pizza ed il kebab caldi o la birra gelata (per il vino già gli operatori tradizionali si sono organizzati), ma non si sa mai. D’altro canto, uno dei maggiori clienti di Poste stessa, Amazon, vende pasticceria, pasta, bevande ed ulteriori generi alimentari, sia pure confezionati. Intanto, nei grandi centri urbani -soprattutto in prossimità alle ore dei pasti- si notano sfrecciare persone in moto o in bici con i contenitori termici che proteggono il pranzo o la cena. E non ci si riferisce al ragazzino spedito dalla rosticceria all’angolo. Oramai esistono marchi internazionali, quali ad esempio Deliveroo (la sede centrale è nel Regno Unito) e Foodora (in Germania): i loro addetti recano alla clientela le pietanze prodotte dai ristoranti convenzionati. Un fenomeno talmente ampliato negli ultimi tempi da essere finito in cronaca per questioni sindacali. È capitato, ad esempio, pochissime settimane fa con la prima delle due strutture citate: parte dei seicento fattorini su cui conta a Milano ha manifestato per migliorare remunerazione e trattamento.
Cibo - A quando il recapito per via postale?
31 Ago 2017 17:12 - NEWS FROM ITALY
I fattorini che -per conto di aziende consolidate- portano i piatti in ufficio o a casa rappresentano una realtà sempre più evidente