La trasmissione delle notizie ha un proprio spazio, compreso principalmente al piano terreno del Museo della battaglia attivo a Vittorio Veneto (news precedente). “Nelle trincee e nelle immediate retrovie -vi si legge- la comunicazione tra i vari reparti avveniva sia con mezzi moderni ed innovativi, come il telefono e il telegrafo, sia con mezzi più antichi e tradizionali, come segnali ottici e luminosi. L’impiego diversificato di tali strumenti era legato alle specifiche condizioni al fronte”. Nel contesto, il telegrafo elettrico serviva per le distanze più lunghe, tra i comandi posizionati nelle retrovie ed il resto del territorio. Non manca la posta, principalmente cartoline ed epistole (particolare quella con annessa una stella alpina). Per i combattenti “il contatto con i famigliari e con gli amici costituiva un fatto di primaria importanza: in questo senso, scrivere lettere rappresentava l’unica modalità di comunicazione possibile oltre ad una necessità psicologica pressoché vitale. Non erano però solo gli ufficiali a scrivere, ma spesso anche i soldati semplici. Ciò avveniva soprattutto in quelli eserciti -come quello austro-ungarico- in cui i livelli di alfabetizzazione erano mediamente più elevati”. Non solo era controllato dalla censura, il corriere veniva conteggiato. La media giornaliera delle corrispondenze inviate dai militari italiani -vi si legge ancora- ammontava a poco più di due milioni di pezzi nel 1915, due milioni e sei nel 1916 ed oltre tre milioni e mezzo nel 1918. Nel corso del conflitto, fra trincea e fronte interno vennero scambiati più di quattro miliardi di missive ed oltre nove milioni di pacchi, solitamente destinati ai combattenti. La somma in denaro spedita da parte di congiunti ed amici superò i seicento milioni di lire del tempo.
Vittorio Veneto/2 Lo spazio alla comunicazione
21 Ott 2017 10:42 - NEWS FROM ITALY
Lungo il percorso, un’area è dedicata allo scambio delle informazioni. E non mancano i numeri sui flussi epistolari