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editor Fabio Bonacina

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Lo sostiene il presidente dell’Uncem, Enrico Borghi, riferendosi alle aperture esposte ieri alla Camera dei deputati dall’amministratore delegato di Poste italiane

L’ad di Poste, Matteo Del Fante, durante l’intervento alla Camera
L’ad di Poste, Matteo Del Fante, durante l’intervento alla Camera

Si è aperta “una nuova fase di rapporto tra i territori italiani e l’azienda Poste italiane spa”. L’ha affermato il presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani Enrico Borghi, commentando l’audizione informale effettuata ieri davanti alle commissioni riunite ambiente e trasporti della Camera dei deputati dall’amministratore delegato della società, Matteo Del Fante. Fra l’altro, l’ad “ha escluso chiusura e rimodulazioni orarie di uffici postali in comuni con popolazione minore di cinquemila abitanti”, “se non in condivisione con gli Enti locali e in piena aderenza allo spirito della nuova legge sui piccoli comuni”.

Quest’ultima “ha già dato una importante prova di sé” con la garanzia fornita che tali tagli “non fanno più parte del piano industriale trasmesso dall’azienda all’Agcom”. Ora “bisogna mettere a terra tutte le altre potenzialità” previste: “i servizi connessi con l’arrivo della banda larga e della infrastruttura tecnologico-informatica in tutto il Paese, le potenzialità del nuovo piano nazionale della logistica in rapporto alle peculiarità dei territori, i possibili servizi di cittadinanza innovativi che possono essere erogati sfruttando la capillare presenza di Poste italiane in tutto il territorio nazionale con i suoi 12.822 uffici postali, partendo dalle tesorerie comunali che oggi non fanno più parte del business delle banche e degli istituti di credito e che sulla scorta della norma possono essere affidati all’azienda creando nuovi spazi di presenza della medesima sui territori”.




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