Nonostante il ritiro in casa di cura ed i problemi di salute, ancora negli ultimissimi giorni si prodigava per lasciare testimonianze di quanto accaduto. Una vita -l’ha spiegato più volte- impegnata per non far dimenticare l’Olocausto e per aiutare gli altri, come l’ospedale pediatrico Alyn di Gerusalemme e la comunità partenopea di San Giovanni a Teduccio. Se ne è andato oggi Gianfranco Moscati; era nato il 30 dicembre 1924.
Il suo punto di vista per narrare la persecuzione era particolare, impiegando soprattutto, ma non solo, il materiale postale: quindi francobolli, cartoline, buste e lettere, cui poi aggiungeva riviste, fotografie, locandine, vignette, documenti e quant’altro. Una formula narrativa che ha portato in parecchi luoghi di prestigio, come a Roma presso la Camera dei deputati, a Milano palazzo Reale e la sede della Fondazione “Corriere della sera”. Contemporaneamente, la graduale donazione del materiale accumulato all’Imperial war museum di Londra, al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, alla Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano. Diverse le pubblicazioni che ha lasciato.
Per la sua instancabile attività era stato nominato cavaliere dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Niente esequie: la salma verrà portata ad Haifa dopodomani. L’idea della famiglia, ancora allo studio, è di organizzare una cerimonia nel capoluogo lombardo fra trenta giorni.