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editor Fabio Bonacina

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Del messaggio spedito da Pio XI a Vittorio Emanuele III il 7 giugno 1929 esiste una seconda versione, esposta all’ultima “Monacophil”. Le ipotesi dell’esperto, Luigi Ruggero Cataldi

E l’altro esemplare del telegramma vaticano? Come spiegato nella news precedente, anch’esso data 7 giugno 1929 ed ha, di fatto, il medesimo testo, pressoché disposto nell’identica maniera. È sempre un modello 25, a indicare che venne realizzato alla partenza (se fosse quello ricevuto dal destinatario, il formulario sarebbe differente, il 30). A riprova vi sono i timbri e l’annullo vaticani applicati in originale. Uno di essi “cancella” il testo “Ufficio telegrafico di Roma”, per indicare che, appunto, il messaggio proviene dal nuovo servizio papale.

Secondo l’esperto Luigi Ruggero Cataldi, un passato professionale tra apparecchi e bobine, venne realizzato in copia dall’ufficio mittente per inserirlo agli atti. Il fatto che un modulo sia di colore giallo e l’altro grigio è ininfluente: allora l’Italia ne utilizzava diversi. L’averlo messo in archivio giustifica il fatto che ora sia in mani private. Evidentemente, ad un certo punto le Poste vaticane hanno sgomberato quanto non interessava più e questo documento, insieme a tanti altri, è finito sul mercato per poi raggiungere il mondo collezionistico. Il possessore, infatti, ha spiegato a “Vaccari news” di averlo acquistato in asta a Ginevra negli anni Settanta. “Era offerto come lotto singolo in mezzo ad altri lotti di francobolli vari d’Italia e mondiali. Ho deciso di esporlo adesso perché come membro del Club de Monte-Carlo devo esporre ogni anno un pezzo particolare e volevo cambiare”.

È Helmuth Avi, nato a Bolzano nel 1944, laureato in Economia e commercio a Firenze nel 1968; dal 1971 vive a Lugano dove commercia in filatelia. “Mio nonno -dice- era collezionista di francobolli e antiquario di professione e mi ha trasmesso la passione”. “Raccoglievo le marche da bollo del Lombardo-Veneto usate postalmente ed ho scritto anche un libro e catalogo sull’argomento, edito nel 1982 dalla mia ditta Starphila; è ben conosciuto dagli appassionati del settore. La mia collezione è stata esposta varie volte in esposizioni internazionali e premiata con medaglie d’oro o d’oro grande. Attualmente seguo ancora le prime marche da bollo di Austria e Lombardo-Veneto usate fiscalmente. Mi interessano anche i documenti storici ed i manifesti del periodo risorgimentale italiano”.

Ma, per tornare al 1929, Vittorio Emanuele III rispose? Sì, un paio d’ore dopo, con un altro testo d’occasione, ovviamente spedito per telegramma. È possibile vedere il reperto nel libro “Ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano”, firmato nel 2009 dal Governatorato. È a pagina 84, nel contributo del segretario generale dell’Archivio segreto vaticano, Luca Carboni (fine).

Il telegramma di Helmuth Avi, esposto all’ultima “Monacophil”
Il telegramma di Helmuth Avi, esposto all’ultima “Monacophil”



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