“Il mondo, dunque, s’incammina a grandi passi verso la costituzione della «Lega delle Nazioni»”. È in questo modo che cento anni fa, nel numero del 31 gennaio 1918, “Il bollettino filatelico” diretto da Roberto Palmieri introdusse il consueto editoriale. Titolo: “I francobolli universali”. “Il sogno degli ideologi dei tempi passati -è lo svolgimento- diverrà realtà domani, ed il grande avvenimento sarà fra le pochissime cose che dovranno la loro esistenza a questa guerra di distruzione. Da questo fatto, che oggi nessuno più può chiamare utopia, non tarderà a venir fuori la grande innovazione postale -il francobollo universale- che pur fu ritenuta un’utopia. E con questa innovazione la filatelia compirà anch’essa la sua grande rivoluzione: cesserà il getto continuo delle nuove, infinite e multicolori emissioni; ma la filatelia non finirà, anzi se ne avvantaggerà”. Ecco che, nel discorso, entra in gioco l’Unione postale universale. Fra le idee formulate “sin dal primo Congresso di Berna vi fu quella della creazione di francobolli internazionali. I tempi allora non erano maturi e la proposta fu respinta”. Al secondo incontro, tenutosi a Lisbona nel 1885, “il progetto non ebbe migliori accoglienze; però si finì per riconoscere che almeno pei francobolli di uso più comune -cioè quelli da 5,10, 25 centesimi e valori equivalenti- i colori fossero uniformi per tutti i Paesi; e da allora per quei tre valori furono rispettivamente adottati i colori verde, carminio e azzurro. L’ultimo Congresso di Roma nel 1906 neppure creò il francobollo universale, ma, senza dubbio, con la creazione del buono-risposta (coupon-réponse international) già un gran passo veniva fatto”. Saltato l’appuntamento di Madrid del 1914, sono stati registrati “i terribili avvenimenti di questi quattro anni”, cioè la Prima guerra mondiale. Dopo “che tante cose sono venute alla luce del sole, il prossimo Congresso postale non potrà non tener presente che i francobolli possono facilmente turbare quella pace stabile... Quando i francobolli di tutti i Paesi saranno assolutamente uniformi (nome del Paese in alto, ripetuto in francese; valore in cifre del mezzo; valore in lettere in basso) e con uniformità di colori, non si avranno delle vignette postali che servano a manifestare mire politiche (come è il caso dei francobolli germanici), né potranno minacciare conflitti”. Un secolo dopo, si sa come le cose sono andate (continua).
Upu/1 I francobolli universali
26 Mar 2018 13:05 - NEWSPAPERS, MAGAZINES AND SITES
Prima il coordinamento sui colori, poi il buono-risposta… Cento anni fa c’era chi attendeva cartevalori “assolutamente uniformi” per tutti i Paesi