Nel 2017 La posta svizzera ha conseguito un utile di 420 milioni di franchi, dodici mesi prima erano 558; il motivo c’è. L’esito -è la nota diffusa- “è stato fortemente influenzato dalla prassi contabile di settore non conforme alla legge applicata dalla società affiliata Autopostale” tra il 2007 ed il 2015. Il rimborso chiesto dall’Ufficio federale dei trasporti, che ammonta a 78,3 milioni, e l’accantonamento da 30 per la posizione non ancora accertata relativa al biennio 2016-2017, “si ripercuotono negativamente” sui conti.
Per fare chiarezza su quanto accaduto, è stato costituito, fra l’altro, un gruppo composto da tre esperti esterni; a conclusione dei lavori verranno pubblicati il rapporto e la loro perizia (pure l’Ufficio federale di polizia sta indagando per accertare eventuali responsabilità penali). “La posta ha perso un grande patrimonio di fiducia. Solo un chiarimento senza riserve e indipendente sulla prassi contabile illecita presso Autopostale può contribuire a ristabilirlo gradualmente”, ha dichiarato il presidente del consiglio di amministrazione, Urs Schwaller.
A latere della faccenda, l’attuale fase dei mercati “rimane critica”: anche oltralpe i volumi delle ordinarie indirizzate diminuiscono (-4,2% dal 2016), la pressione sui prezzi nel mercato logistico aumenta e le operazioni allo sportello calano. Nonostante ciò, “è stato possibile migliorare il risultato sia nel mercato delle lettere sia in quello dei pacchi” (i colli recapitati sono risultati 130 milioni, pari al +6,2% rispetto all’anno precedente; previsti tre nuovi centri di smistamento entro il 2020). Una serie di misure operative ha permesso di ridurre il deficit registrato dalla rete, chiudendo uffici e sostituendoli con agenzie, ossia con presìdi presso altri esercizi, come negozi e supermercati. Va meglio Postfinance, il cui frutto “ha beneficiato di effetti straordinari”.