Nel 1905 vennero ideati i frazionari, come l’esperto Mario Pozzati ha spiegato nella news precedente. E poi? “Dopo la Prima guerra mondiale -continua nella ricostruzione- furono attribuiti i numeri alle province via via create (ma solo quando veniva aperto il reparto ragioneria delle relativa direzione provinciale delle Poste); allo stesso tempo, ricevettero un numero libero gli uffici aperti successivamente all’attribuzione iniziale. Da quanto detto, risulta chiaro che questa cifra (confrontata con le altre della stessa provincia) ci dà varie informazioni sull’ufficio; ad esempio, se era nella prima serie (in ordine alfabetico), dice che già era aperto ad inizio secolo”.
Ma dopo il 1905, che succede? “Tornando alle vicende iniziali, vediamo che nell’elenco degli uffici del 1909 non ce n’è ancora traccia, ed infatti la legge che regola tutta la materia è la 719 del 24 dicembre 1908, in vigore dall’1 agosto successivo (riguarda la riforma della contabilità delle Poste). Le disposizioni operative agli uffici relativamente ai nuovi libretti di risparmio sono impartite col paragrafo 314 del «Bollettino ufficiale» 13 del 1909, mentre vari richiami seguono nel successivo 25. Il paragrafo 429 del «Bollettino ufficiale» 18 del 1910 annuncia la distribuzione di un «timbrino» da mettere sui vari moduli di servizio. Per motivi mai chiariti, lo troviamo poi, dagli anni Venti, anche nei timbri postali in luogo dell’indicazione provinciale (sono i cosiddetti «numeralizzati»); tale utilizzo, in seguito, venne sconfessato e vietato da successive circolari ministeriali”.
Un classico impiego è stato con le “vele” (o “bandiere”) gialle e blu con la sigla “Pt”, alcune visibili ancora adesso… “Sì, tali codici venivano riportati nelle insegne situate all’esterno degli uffici postali, ma lo scopo per cui vennero creati, e che sempre è rimasto fondamentale, era per individuare univocamente ogni ufficio postale nell’ambito delle relative contabilità” (continua).