Quattro diari, un diario-memoria, due memorie ed un epistolario. Sono i materiali arrivati alla finale del “Premio Pieve Saverio Tutino” edizione 2018. Edizione che si svolgerà a Pieve Santo Stefano (Arezzo) dal 14 al 16 settembre e si concluderà, alle 16.30 di domenica, con la proclamazione della testimonianza più significativa.
La raccolta di lettere, in particolare, porta il nome “Colpito al cuore”; riguarda Giuseppe (Pippo) Lorenzo Mazza e risale al 1912-1917. L’attenzione si sofferma sui primi mesi della Grande guerra, che vedono il protagonista sottotenente, il padre Lorenzo tenente colonnello, la madre Serafina Simonis crocerossina e anche la sorella Gina vorrebbe fare qualcosa. Tale famiglia -questo il commento proveniente dalla Fondazione archivio diaristico nazionale onlus, la quale firma la manifestazione- “è l’emblema dell’Italia del maggio radioso, dello slancio che accompagna l’uscita del Paese dalla neutralità e porta milioni di uomini a combattere nelle trincee. Suo malgrado, sarà anche l’emblema delle sofferenze provocate da quella decisione”. Il lungo intreccio postale fatto di rassicurazioni reciproche, censure e autocensure, nomignoli affettuosi e richieste di raccomandazioni, viene scosso dalle missive che a metà del 1916 il figlio comincia a scrivere descrivendo quanto accade e vede. Un crescendo di cattivi presagi che trovano la rappresentazione quando, il 23 luglio seguente, viene centrato al cuore da una pallottola austriaca.
La finale del concorso sarà anticipata, iniziando venerdì, da quindici appuntamenti dedicati alla memoria, alla letteratura e soprattutto alla “stagione degli anniversari”. Questi riguardano appunto il secolo dalla conclusione della Grande guerra, poi l’ottantesimo dall’entrata in vigore delle leggi razziali, il settantacinquesimo dall’8 settembre 1943, il cinquantesimo dal 1968. “Il punto di arrivo sarà come sempre l’attualità”, annota la direttrice organizzativa, Natalia Cangi. Perché “le pratiche di conservazione e divulgazione della memoria sono necessarie tanto per non dimenticare il passato, quanto per capire il presente”.