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editor Fabio Bonacina

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Le dichiarazioni “a caldo” dei presidenti di Associazione italiana filatelisti professionisti, Sebastiano Cilio, e Federazione fra le società filateliche italiane, Piero Macrelli

Dopo il commento dell’ex presidente del Gruppo parlamentari amici della filatelia, Carlo Giovanardi (news precedente), “Vaccari news” ha chiesto dichiarazioni ai presidenti dell’Associazione nazionale filatelisti professionisti (ossia dei commercianti), Sebastiano Cilio, e della Federazione fra le società filateliche italiane, Piero Macrelli. Il soggetto è sempre l’emendamento alla legge di bilancio 2019 che tocca il mondo dei dentelli. Ossia l’autorizzazione conferita a Poste italiane di vendere le giacenze via asta, in qualche modo rifacendo l’esperienza di oltre mezzo secolo fa; strada che già allora (in un contesto ben diverso) si rivelò fallimentare. Il provvedimento, nella versione “bollinata”, ossia vagliata dalla Ragioneria dello stato, ha cambiato numero, diventando 348-bis, pur mantenendo inalterato il testo.

“Non credo che un’asta di così grande portata e cifra possa avere successo”, commenta Sebastiano Cilio. “Non vedo al momento possibili acquirenti che possano acquistare miliardi di francobolli. Auspico invece, come già proposto dalla nostra associazione e da tutte le componenti del mercato filatelico, un incenerimento dello stock ormai inutilizzabile. L’impatto mediatico sarebbe di enorme portata e rivitalizzerebbe il nostro mercato, dando fiducia ai collezionisti e ai commercianti e valorizzando gli stock rimasti in mano ai commercianti, gli investimenti degli investitori privati e le collezioni dei collezionisti”.

“È evidente -aggiunge Piero Macrelli- che i senatori che hanno firmato l’emendamento non sono a conoscenza del fatto che i francobolli emessi dall’1 gennaio 1967 sono ammessi all’affrancatura senza limiti di validità: dire che il fornitore è autorizzato a procedere direttamente alla vendita «come francobolli da collezione…» è una sciocchezza bella e buona. Chi li acquistasse, potrà usarli per affrancare. E ancora: «...a prezzi diversi da quelli nominali…», significa ovviamente a prezzi inferiori: in pratica si tratterebbe di un tentativo di svendere a prezzi di saldo francobolli ancora in corso. Il risultato sarebbe di far perdere il valore nominale anche alle centinaia di milioni di francobolli che i collezionisti hanno acquistato per le loro collezioni, con un danno difficilmente quantificabile, ma che potrebbe indurre ad una action class, con una richiesta di danni di cui per ora non ho idea. L’unica cosa da sperare è che le aste, se verranno fatte, vadano deserte e tutto finisca con un bel falò, come è avvenuto nel febbraio del 1967” (continua).

La versione “bollinata” dell’emendamento: cambia solo il numero, ora 348-bis
La versione “bollinata” dell’emendamento: cambia solo il numero, ora 348-bis



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