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editor Fabio Bonacina

27241 news from 8/3/2003

Da Gorizia alla Spezia, da Alessandria a Palermo: dipinti e mosaici, ma anche scale, vetrate e, una volta, arredi dedicati al Futurismo

L'omaggio dentellato ad Angiolo Mazzoni del 30 giugno 2003
L'omaggio dentellato ad Angiolo Mazzoni del 30 giugno 2003

D’accordo, vi sono francobolli, lettere e cartoline, evidenziati nell’articolo precedente. Ma il rapporto tra Futurismo e mondo postale offre un ulteriore approccio, inaspettato. Perché dipinti, mosaici, arredi ed altri interventi, realizzati secondo i criteri del movimento, sono finiti pure negli uffici.

Negli anni Trenta gli esiti di questa avanguardia incrociano l’impegno edificatorio a favore del servizio. L’architetto del ministero alle Comunicazioni Angiolo Mazzoni (citato nel francobollo da 41 centesimi del 30 giugno 2003, che propone il palazzo postale di Latina) è uno dei firmatari, nel 1934, del “Manifesto futurista dell’architettura aerea”. “Grazie a questa sua scelta –spiegano dall’Archivio storico di Poste italiane- in alcuni dei suoi palazzi postali verranno realizzate delle opere considerate tra le migliori espressioni della pittura e della decorazione del secondo Futurismo”.

Ancora oggi ci sono dipinti, come il “Treno in corsa” di Tato e “Danae e Giove (La ricchezza dei traffici e del commercio)” di Edoardo Del Neri, conservati nella filiale di Gorizia, il cui palazzo razionalista offre applicazioni in stile addirittura per i piani di scrittura e le coperture dei caloriferi. Oppure, i 200 metri quadrati di mosaici dovuti a Fillia ed Enrico Prampolini, che adornano la torre della Spezia, alla quale si accede attraverso una scala di gusto coerente, mentre, all’epoca, una serie di lampade dal piano rialzato faceva alzare gli occhi al mare di tessere blu, bianche, nere e rosse caratterizzanti il lavoro. Che stranamente privilegia il tema dei trasporti (la commessa si intitola “Le vie del cielo e del mare”) e non, come magari sembrava più logico, quello delle comunicazioni.

D’altro canto, per l’immobile di Bergamo, Mario Sironi realizza due tele, intitolate “L’agricoltura” e “L’architettura” (quest’ultima ripresa, sia pure parzialmente, nel francobollo da 400 lire del 15 giugno 1985), destinate ad essere esposte nella sala di accettazione per i telegrammi.

Più attinente è il mosaico esterno -oltre ad un pannello interno- presente alla sede di Alessandria. Dove una coloratissima striscia di 37 metri ed alta 1,20 propone “La storia delle comunicazioni”, con messaggeri alati e a cavallo, pacchi, lettere, casellari, obliteratrici, valvole di Marconi, pali telegrafici, bracci di Chappe e tanti altri dettagli. L’opera è stata realizzata nel 1941 da Gino Severini; pur avendo superato, ormai, il Futurismo, offre richiami innegabili.

A Palermo, invece, si punta persino agli arredi: alcuni ambienti, come l’ufficio del direttore, vengono allestiti con mobili, tende ed oggetti in puro design futurista e le pareti della sala per le conferenze sono decorate con tempere, dedicate all’intero repertorio delle comunicazioni, di Tato e Benedetta Cappa Marinetti.

Di Trento rimane poco. Oltre alla costruzione razionalista, oggi al primo piano si conserva appena una delle vetrate realizzate nel 1933 da Prampolini e dedicate alla posta, mentre foto d’epoca, che richiamano gli interventi di Tato e Fortunato Depero, fanno capire quale fosse all’origine l’impatto complessivo, soprattutto per le arcate del piano terra. Quattro bozzetti, oggi conservati al Mart di Rovereto, sono proposti fino al 7 giugno alla mostra milanese di palazzo Reale “Futurismo 1909-2009”.

In senso orario, cominciando in alto a sinistra: il “Treno in corsa” di Tato (Gorizia), “Sintesi delle comunicazioni terrestri” di Benedetta Cappa Marinetti (Palermo), vetrata “La posta” di Enrico Prampolini (Trento), il mosaico esterno di Gino Severini (Alessandria), i mosaici di Fillia e ancora Prampolini “Le vie del cielo e del mare” (La Spezia)
In senso orario, cominciando in alto a sinistra: il “Treno in corsa” di Tato (Gorizia), “Sintesi delle comunicazioni terrestri” di Benedetta Cappa Marinetti (Palermo), vetrata “La posta” di Enrico Prampolini (Trento), il mosaico esterno di Gino Severini (Alessandria), i mosaici di Fillia e ancora Prampolini “Le vie del cielo e del mare” (La Spezia)



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